Corriere della Sera

Il Piccolo riparte da Massini «Seguo la rotta di Ronconi»

Il drammaturg­o diventa consulente artistico: 14 nuove produzioni

- Laura Zangarini

«Credo che il mio rapporto con Luca fosse tale da permetterm­i di mantenere la barca sulla rotta che voleva lui. Ho cominciato qui, al Piccolo 15 anni fa. Questo teatro è un vanto per l’Italia, un Paese che a volte ha paura delle eccellenze. La nuova drammaturg­ia italiana contempora­nea è una realtà viva, apprezzata anche all’estero, dove conquista premi e pubblico». Stefano Massini, drammaturg­o e scrittore fiorentino classe 1975, nuovo consulente artistico del teatro fondato nel 1947 da Paolo Grassi, raccoglie l’eredità lasciatagl­i da Strehler e Ronconi, scomparso a febbraio, della cui ultima regia, Lehman Trilogy (dopo una tournée all’estero lo spettacolo verrà riproposto in ottobre dalla Rai) è autore.

Su di lui ha puntato il direttore Sergio Escobar. Che ieri, in occasione della presentazi­one della stagione 2015/2016 ha detto: «Con Stefano condividia­mo la grande attenzione al «So diventare invisibile, un lusso che la maggior parte degli attori non ha. A New York giro in metropolit­ana e nessuno mi riconosce»: Mark Ruffalo, celebre come Hulk in The Avengers, confessa a Io donna (in edicola domani) il suo vero «superpoter­e». In metrò legge le sceneggiat­ure e impara le battute. Mentre quando è a Los Angeles, ama camminare per rilassarsi: «Tanto non incontri anima viva». Dopo il blockbuste­r, Ruffalo interpreta ora un film a basso budget: in Teneralmen­te folle (al cinema dal 18 giugno), al fianco di Zoe Saldana, interpreta un padre-marito bipolare. «Nella vita però sono calmo, non spacco le cose come Hulk. E dialogo molto via Twitter». valore della lingua. E ci divertirem­o a proseguire sul quel percorso di internazio­nalizzazio­ne che ci accomuna. Più che di eredità, per il nostro lavoro parlerei di un’idea di continua ricerca». Il titolo della stagione, «Il teatro, il tempo», ha poi spiegato Escobar, è ispirato a Ronconi, all’«inquietudi­ne» del regista « di pensare agli spettacoli oltre il tempo, nell’infinito».

Nel 2016 ricorre il 60esimo anniversar­io della scomparsa di Bertolt Brecht (1898 – 1956). Un nuovo allestimen­to dell’Opera da tre soldi affidato a Damiano Michielett­o (tra gli interpreti Rossy de Palma, Marco Foschi e Peppe Servillo) celebrerà la ricorrenza. La produzione è uno dei pilastri su cui poggia il cartellone del Piccolo — che ne comprende 22 totali, di cui 14 nuove.

In cantiere ci sono Credoinuns­olodio di Massini, con tre attrici, Manuela Mandracchi­a, Sandra Toffolatti, Mariangele­s Torres anche nel ruolo di registe; Sanghenapu­le, indagine sul «cuore nero» di Napoli attraverso i secoli firmata da Roberto Saviano e Mimmo Borrelli; Le donne gelose di Goldoni diretto da un regista poco più che 30enne, Giorgio Sangati, della scuola del Piccolo; Questa sera si recita a soggetto di Pirandello affidato alla regia di Federico Tiezzi; Il gabbiano di Cechov messo in scena da Carmelo Rifici, 41enne regista che assume la guida della Scuola di Teatro Luca Ronconi dopo la nomina a direttore del Teatro di Lugano; Il racconto d’inverno di Shakespear­e (il Bardo è protagonis­ta del ciclo Wordsandso­unds: Shakespear­e 2.016 del Charioteer Theatre di Laura Pasetti), allestito dal geniale regista inglese Declan Donnellan, una coproduzio­ne con il Barbican di Londra. Del resto, con 11 spettacoli in lingua l’apertura al mondo è sempre Da Cechov Una scena di «Gabbiano», nuova regia di Carmelo Rifici per il Piccolo Teatro, in scena nel gennaio 2016 più naturale per un teatro che, ha sottolinea­to il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, «ormai le delegazion­i straniere riconoscon­o al pari della Scala»

Quella che verrà sarà una stagione «sul» e «fuori» dal palco: tra ospitalità, proposte di danza, un nuovo Festival internazio­nale e molte altre iniziative, anche cinematogr­afiche, si moltiplich­eranno gli spazi dedicati a incontri (il 2014 ne ha contati 450 sui temi della stagione), laboratori, stage, spettacoli.

Progetti Escobar: porteremo avanti il percorso di internazio­nalizzazio­ne nel nome della ricerca

Prosegue anche l’«esperiment­o» lunga tenitura degli spettacoli, tradizione consolidat­a negli altri Paesi, una «rottura» rispetto alla nostra. «Le grandi produzioni vivranno da due mesi a 15 giorni di recite» ha detto Escobar, sottolinea­ndo come «non dalle bulimie da borderò ma dalle lunghe teniture possono nascere nuove opportunit­à di lavoro».

«I giovani al Piccolo sono più della metà del pubblico — ha concluso Massini —. Il teatro deve appartener­e a loro».

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Allievo Massini con Luca Ronconi

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