Sentenza Consulta: la rinuncia dei pensionati
Mi riferisco all’articolo di Salvatore Bragantini ( Corriere, 17 maggio) che, a partire dalla dichiarata volontà di Luciano Bortolus di rinunciare agli arretrati che l’Inps è tenuto a versare a lui e ad altri che rientrino nelle condizioni previste dalla decisione della Consulta, si chiede se non possa lo Stato aiutare questo gesto, che potrebbe essere imitato da altri, offrendo loro la possibilità di trasferire in un apposito fondo pubblico gli arretrati non incassati, e contabilizzando in tal modo l’introito dell’operazione tra gli incassi dell’anno, per valorizzare i nostri disastrati conti pubblici in sede europea. Mi permetto di ricordare che a questa idea si dedica tenacemente fin dal 1993 l’Associazione per la riduzione del debito pubblico, che nel sito www.ardep.it fornisce un’ampia documentazione delle riflessioni e delle azioni con cui, a partire da un iniziale provocatorio «volontariato fiscale», il sottoscritto prima, e poi numerosi soci, cercano di convincere i concittadini ad assumere atteggiamenti e comportamenti responsabili di fronte al debito e all’ingiustizia che ne è causa ed effetto.
Dovemmo convincere anche il Tesoro ad accettare in uno specifico capitolo, anche i «versamenti volontari», nel Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato: fondo che da 20 anni chiediamo inutilmente che si chiami Fondo per la riduzione del debito pubblico. Il Corriere del 29 gennaio 1994 pubblicò questa notizia: «La Giuria (della Buona Notizia, ndr) del Corriere segnala un’associazione per ridurre il debito pubblico. Mobilitiamoci tutti contro la bancarotta dello Stato». Incoraggiati da una serie di riconoscimenti, tra cui quelli di Scalfaro, Dini, Ciampi, dall’adesione di cinque consigli comunali, e dall’interesse di parte della stampa, tenemmo l’assemblea di fondazione in Campidoglio il 15 dicembre 1995 e ci impegnammo per l’aggancio dell’Italia all’euro.
È triste, e coerente solo per chi vuole uscire