Il «giardino» segreto Sulle orme di Comici
Sarà perché i triestini dicono che vanno in montagna, ma guardando alle loro spalle ancora vedono il blu del mare. Sarà perché è il cuore autentico del «Carso arso», come scriveva Scipio Slataper, ma sul fondo ci scorre sempre il fiume e i suoi fianchi sono verdi d’alberi e muschi, che adombrano il grigiore chiaro del calcare. Oppure sarà per la sua storia: le memorie indelebili dell’alpinismo «classico» di Emilio Comici ( foto), il confine accidentato con la Slovenia, i campi di battaglia della Grande Guerra poco distanti. Qui finisce l’Italia latina e inizia il mondo slavo sulle rovine dell’Austria-Ungheria. Sta di fatto che la Val Rosandra ha un posto particolare per tutti gli amanti della montagna e i cultori della sua storia. Quando ci vai ritrovi con stupore la lontananza appartata della regione che confina con l’Istria. Da Venezia sono ancora due ore di treno per arrivare a Trieste. I triestini la amano e frequentano come fosse il giardino di casa. Un luogo domestico da valorizzare e proteggere nella sua autenticità originale. Sarebbe facile costellarla di ville e alberghi. Per fortuna è parco naturale con regole rigide. La scoperta più divertente è che si può raggiungere in mountain bike e addirittura a piedi lungo il tracciato della ferrovia costruita nell’Ottocento e dismessa nel 1961. Si parte dal centro di Trieste ed è subito vacanza. Si cammina su una pista di ghiaia lunga una quindicina di chilometri, la cui pendenza media è inferiore al 3 per cento, dal mare a 450 metri d’altezza. Per chi invece arriva in auto al villaggio di Bagnoli, una ventina di minuti dalla stazione ferroviaria, ci sono sentieri ottimamente conservati. Tutto attorno dominano le palestre di roccia. In tre o quattro ore a di marcia è possibile visitare gran parte della valle, compresa la chiesetta della Madonna del Siaris, che un’antica leggenda racconta sia stata addirittura voluta da Carlo Magno.