Corriere della Sera

Il «giardino» segreto Sulle orme di Comici

- Lorenzo Cremonesi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Sarà perché i triestini dicono che vanno in montagna, ma guardando alle loro spalle ancora vedono il blu del mare. Sarà perché è il cuore autentico del «Carso arso», come scriveva Scipio Slataper, ma sul fondo ci scorre sempre il fiume e i suoi fianchi sono verdi d’alberi e muschi, che adombrano il grigiore chiaro del calcare. Oppure sarà per la sua storia: le memorie indelebili dell’alpinismo «classico» di Emilio Comici ( foto), il confine accidentat­o con la Slovenia, i campi di battaglia della Grande Guerra poco distanti. Qui finisce l’Italia latina e inizia il mondo slavo sulle rovine dell’Austria-Ungheria. Sta di fatto che la Val Rosandra ha un posto particolar­e per tutti gli amanti della montagna e i cultori della sua storia. Quando ci vai ritrovi con stupore la lontananza appartata della regione che confina con l’Istria. Da Venezia sono ancora due ore di treno per arrivare a Trieste. I triestini la amano e frequentan­o come fosse il giardino di casa. Un luogo domestico da valorizzar­e e proteggere nella sua autenticit­à originale. Sarebbe facile costellarl­a di ville e alberghi. Per fortuna è parco naturale con regole rigide. La scoperta più divertente è che si può raggiunger­e in mountain bike e addirittur­a a piedi lungo il tracciato della ferrovia costruita nell’Ottocento e dismessa nel 1961. Si parte dal centro di Trieste ed è subito vacanza. Si cammina su una pista di ghiaia lunga una quindicina di chilometri, la cui pendenza media è inferiore al 3 per cento, dal mare a 450 metri d’altezza. Per chi invece arriva in auto al villaggio di Bagnoli, una ventina di minuti dalla stazione ferroviari­a, ci sono sentieri ottimament­e conservati. Tutto attorno dominano le palestre di roccia. In tre o quattro ore a di marcia è possibile visitare gran parte della valle, compresa la chiesetta della Madonna del Siaris, che un’antica leggenda racconta sia stata addirittur­a voluta da Carlo Magno.

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