Corriere della Sera

BONJOUR TRISTESSE A CANNES NON SI RIDE

In concorso da «Mia madre» a Tim Roth: malattia, suicidio, paura dell’aldilà

- Di Valerio Cappelli Grassi Manin, Mereghetti, Ulivi

Sulla Croisette non si ride (quasi) mai. I film in gara a Cannes affrontano soprattutt­o temi cupi. Ma divertono le gag di Turturro in Mia madre.

L’attrice premio Oscar Marion Cotillard (39) alla presentazi­one del film «The Little Prince»

Non c’è niente da fare, non si sorride mai. Questo, a Cannes, è l’anno dei lutti. Il minimo che ti possa capitare, uscendo da Chronic, è che il protagonis­ta Tim Roth, il camaleonte del cinema d’autore che suonò il piano per Tornatore, si metta a parlare di suicidi assistiti, «argomento difficile a seconda dei Paesi, io sono favorevole, trovo folle imporre alle persone di soffrire». Il film di Michel Franco segue l’infermiere Roth alle prese con tre malati terminali: dalla famiglia del primo viene licenziato per molestie sessuali inesistent­i (parenti serpenti, o indifferen­ti, al capezzale dei propri cari è uno dei temi); la seconda, malata di cancro, morirà; il terzo è un adolescent­e sulla sedia a rotelle.

Segnato nella sua vita privata per la morte della figlia, Roth (a un filino dalla depression­e) accudisce amorevolme­nte i suoi pazienti. L’attore era intrigato dall’idea del regista, il quale (partito dall’esperienza personale di sua nonna ammalatasi gravemente) voleva raccontare cosa succede quando un estraneo entra al crepuscolo di un’esistenza, un perfetto sconosciut­o che deve dargli da mangiare, lavarlo, accompagna­rlo in ogni gesto quotidiano.

A Cannes negli ultimi anni, da The Artist a Storie pazzesche, si era dischiusa la porta verso la commedia, il festival ci aveva abituati a meno cipiglio, a una prima disponibil­ità al buonumore. Ma in questa edizione trovi lutti declinati in ogni lingua e maniera. Ieri ce ne sono stati addirittur­a due nella stessa giornata: l’infermiere Roth e i genitori Depardieu e Huppert che in Valley of love o, meglio, valle delle lacrime inseguono il ricordo del figlio che toltosi la vita sei mesi prima. Ma la Huppert a Cannes si era appena suicidata impersonan­do una fotografa in Louder than bombs! In Marguerite & Julien di Valérie Donzelli, due fratelli incestuosi vengono decapitati (fuori contesto Isis); in The Sea of trees di Gus van Sant, siamo nella foresta dei suicidi giapponese, rocce laviche dove gli aspiranti suicidi vengono (davvero) avvertiti: «Proprio sicuri che volete farlo? Non pensate al dolore che arrecheret­e ai vostri cari?»; in Il figlio di Saul l’ungherese László Nemes si tuffa nell’Olocausto stringendo l’obiettivo sullo sventurato protagonis­ta che nei lager spala le ceneri delle vittime, ma lo zoom improvvisa­mente si allarga in una straordina­ria scena corale dantesca dove i condannati, nudi, si avviano alla morte; c’è Sicario, dove l’ambiguo collaborat­ore della Difesa Benicio Del Toro fa fuori due ragazzini colpevoli solo di essere figli dello spietato narcotraff­icante che aveva sgominato la sua famiglia: lutto.

E poi ci sono il Macbeth con Fassbender-Cotillard dove t’imbatti nei lutti causati dalla lama del In posa La modella tedesca Toni Garrn (22) sorride ai fotografi sul tappeto rosso

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Il produttore Harvey Weinstein e la moglie Georgina Chapman ieri sulla Croisette

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