Corriere della Sera

L’Arabia Saudita ora è sotto tiro

- Di Guido Olimpio

Adue settimane dal messaggio audio del Califfo, l’Isis locale rivendica l’attentato alla moschea sciita di Qatif, in Arabia Saudita.

Sono passate due settimane dall’audio del Califfo, un messaggio per ribadire la sua guida e lanciare minacce contro i sauditi. Un segnale subito raccolto dalla nuova «provincia», la Wilayat Najd, denominazi­one della sezione locale dell’Isis. È stato questo gruppo a rivendicar­e l’attentato suicida nella moschea sciita a Qatif, un attentato che segna l’apertura dell’ennesimo fronte e segue un attacco sferrato in novembre a Al Ahsa, sempre contro la comunità religiosa rivale. Non ci vogliono troppe analisi per spiegare quali siano gli obiettivi del movimento. Dimostrare di poter colpire l’Arabia Saudita. Provare la propria presenza in un Paese simbolo. Innescare eventuali reazioni da parte degli sciiti sauditi, da sempre in lotta con il potere centrale. Piantare una bandiera nera attraverso un attentato, ripetendo quanto fatto anche nello Yemen, dove il target era sempre un tempio islamico. Propaganda e gesti che contribuis­cono a consolidar­e l’immagine dello Stato Islamico, una forza vincente e inarrestab­ile non solo nel cuore del Califfato ma anche alla periferia. Dalla penisola arabica fino alle sponde del Nord Africa, con i kamikaze che si fanno esplodere nelle città libiche.

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