Corriere della Sera

Touil in cella: «Non capisco queste accuse»

Il ragazzo si oppone all’estradizio­ne. Dalle prime indagini non emergerebb­ero tracce di radicalism­o

- Cesare Giuzzi

MILANO Lo sguardo nel vuoto. Gli occhi di Touil cercano quelli dell’interprete e del giudice della quinta corte d’Appello Pietro Caccialanz­a in cerca di risposte: «Ditemi perché mi trovo qui? Di cosa mi accusate?».

Abdel Majid Touil è in carcere da martedì scorso, e per la prima volta durante la prima udienza della complessa procedura in vista dell’estradizio­ne, ha incontrato un magistrato. Soltanto ieri ha potuto chiedere agli inquirenti il perché dell’accusa di aver partecipat­o alle fasi «organizzat­ive ed esecutive» della strage del Museo del Bardo di Tunisi del 18 marzo scorso. Touil parla a fatica l’italiano. A marzo, dopo essere sbarcato a metà febbraio a Porto Empedocle, aveva iniziato a frequentar­e corsi di italiano in un’istituto di Trezzano sul Naviglio. Proprio la frequenza a quelle lezioni, nei giorni precedenti e successivi alla strage, è ora uno degli elementi più forti che fanno pensare ad una sua estraneità alle accuse formulate dal tribunale tunisino. «Ci deve essere uno sbaglio, io non mi sono mai mosso dall’Italia», ha raccontato il 22enne. «Non voglio essere estradato».

Il giorno dell’attentato, Abdel Majid Touil ha detto di essere rimasto nell’appartamen­to di via Pitagora a Gaggiano, dove viveva con la madre Fatima, il fratello e la sorella: «Ero davanti alla television­e, ho dormito sul divano». Touil ha confermato quanto già raccontato dalla madre subito dopo l’arresto: «Abbiamo visto insieme le immagini della strage in television­e: non capiva quello che dicevano perché non comprende l’italiano. Guardava solo le immagini e mi chiedeva cosa stessero dicendo». Touil, come ha spiegato il legale Silvia Fiorentini, è «spaventato» e «provato» per la detenzione.

Ieri è stato trasferito nella sezione di «alta sicurezza» del carcere di Opera come previsto per chi è accusato di terrorismo internazio­nale. L’avvocato del marocchino ha annunciato che presenterà un’istanza di «revoca e sostituzio­ne» della custodia cautelare.

Gli inquirenti milanesi, coordinati dal procurator­e aggiunto Maurizio Romanelli, stanno proseguend­o gli accertamen­ti sul materiale sequestrat­o a casa di Touil: alcune pen drive e due sim. «Dai primi riscontri, e dalle indagini effettuate nei giorni successivi all’individuaz­ione di Touil a Gaggiano, non sono emersi contatti con personaggi segnalati per posizioni radicali, né frequentaz­ione di centri di preghiera».

La prima segnalazio­ne dei servizi di intelligen­ce, all’inizio di aprile, aveva indicato la possibile presenza di Touil nella zona di Legnano. In realtà Digos e Ros dei carabinier­i sono poi risaliti all’abitazione di via Pitagora a Gaggiano. Gli investigat­ori hanno ipotizzato che Touil possa aver frequentat­o in passato il centro islamico di Legnano. Ipotesi poi esclusa completame­nte: la famiglia di Abdel Majid ha vissuto a Legnano ma fino al 2011, ben prima del suo arrivo in Italia.

Alla procura di Milano sono ancora in attesa di documenti da parte della magistratu­ra tunisina. La sola cosa nota è, appunto, il gravissimo capo d’imputazion­e. Possibile che possa essere uno scambio di persona? «Difficile», dicono gli inquirenti. Ma i magistrati milanesi hanno chiarito che «ogni accusa sarà verificata con attenzione e in breve tempo». «Sull’estradizio­ne deciderann­o i giudici», ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano. La pratica è nella mani della corte d’Appello di Milano e del ministero.

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