Crisi aziendali, ecoreati e falso in bilancio Quel senso di accerchiamento degli industriali
Squinzi parla di esproprio per l’Ilva. Zoppas: serve un ambiente meno ostile alle imprese
MILANO Da una parte il pregiudizio (del governo). O almeno quello che larga parte degli imprenditori ritiene tale. «Falso in bilancio, ecoreati. In pochi giorni sono state varate due norme basate sull’idea che noi imprenditori siamo soggetti da cui difendersi». Dall’altra l’orgoglio (degli imprenditori stessi). Che rivendicano: «In questo momento l’impresa dovrebbe essere considerata l’Opportunità. Il governo dovrebbe stringersi attorno alle sue imprese per permettere al Paese di agganciare la ripresa».
È questo il sentire diffuso in molte territoriali di Confindustria in giro per l’Italia. Ma non ci sono solo le nuove norme su falso in bilancio ed ecoreati ad alzare la tensione. Due giorni fa, rispetto alla gestione del caso Ilva, il presidente Giorgio Squinzi ha parlato di «esproprio della magistratura». Il tutto avviene mentre i segnali di ripresa ci sono, sì. Ma tiepidi. Dati Istat diffusi ieri dicono che il fatturato dell’industria a marzo è aumentato dello 0,9%. Ma nello stesso tempo gli ordinativi hanno registrato una flessione, seppur minima, dello 0,3%.
«In materia di ecoreati e falso in bilancio è come se il governo fosse prevenuto nei nostri confronti – dice tra gli altri Andrea Dell’Orto, presidente degli industriali di Monza e Brianza –. Pochi sbagliano ma tutti pagano. E questo non è giusto». D’altra parte, è vero che il Jobs act è stato accolto in modo positivo. Ma le imprese sentono l’attesa rispetto ai posti in più che non si vedono. «Molte aziende stanno facendo ripartire gli investimenti. Per vedere anche le assunzioni, però, bisognerà aspettare almeno sei mesi» prevede Dell’Orto.
Se la congiuntura migliora secondo le imprese per il momento è più merito di Draghi che di Renzi. Dell’iniezione di liquidità della Bce, del cambio euro-dollaro, del prezzo del petrolio che scende. «Ora tocca all’Italia fare la sua parte – incita il presidente di Confindustria Venezia, Matteo Zoppas –. Da noi per un permesso a costruire servono 240 giorni. Nei Paesi a noi vicini ne bastano 15. Con questa zavorra non si può che fare l’elogio delle imprese che restano sui mercati internazionali». E le nuove regole su falso in bilancio ed ecoreati? «Sia chiaro: noi siamo sempre dalla parte della legalità e della trasparenza. Detto questo, attenzione a non aumentare il peso della burocrazia».
«Le nuove norme sul falso in bilancio come quelle sugli ecoreati sembrano fatte apposta per mettere in difficoltà soprattutto i piccoli imprenditori che spesso sono costretti a caricarsi in prima persona di questi adempimenti» aggiunge Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria Pordenone. Al fondo di tutto resta sempre un timore: non reggere il ritmo della competizione internazionale. «Noi esportiamo l’80% della produzione – spiega Vittorio Borelli, presidente di Confindustria Ceramica, settore emiliano per eccellenza –. Stiamo vedendo il treno della ripresa passarci davanti. Ma se non si interviene su fisco e burocrazia non avremo la forza di balzarci sopra».