I conti del governo e l’idea di anticipare la legge di Stabilità
Piovono «pietre» sulle coperture della scorsa legge di Stabilità e per il governo questa volta si tratta di scongiurare l’applicazione dell’ennesima clausola di salvaguardia, che in questo caso comporterebbe l’aumento delle accise sul carburante. Certo si tratta di poco più di 700 milioni, non certo i miliardi che ci sono voluti per mettere una toppa alla voragine aperta dalla Corte costituzionale con la sentenza sulle pensioni. Niente a che vedere neppure con il cratere che produrrebbe una pronuncia della Consulta che bocciasse il blocco degli stipendi del pubblico impiego, che dura ormai da sei anni. Recuperare l’arretrato sarebbe un esercizio catastrofico che farebbe saltare i conti pubblici. Eventi esterni, riportabili più o meno all’attività di questo governo, ogni giorno finiscono per produrre instabilità. In altri casi però l’incertezza è provocata dai tempi biblici. È il caso della spending review da 10 miliardi, su cui si basa la scommessa di evitare l’anno prossimo l’aumento dell’Iva. «Presto per parlarne» ha detto ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Non sarebbe invece meglio sfuggire all’incertezza anticipando la legge di Stabilità (e i relativi tagli), come hanno chiesto gli economisti Alesina e Giavazzi?