Berlusconi: oggi l’Italia non conta nulla E duella con Salvini sul no alle primarie
A fianco di Caldoro incalza il governo. Il leader leghista: non è la regina Elisabetta
È un po’ sottotono il ritorno di Berlusconi nella città dove tenne il suo primo Consiglio dei ministri dopo la vittoria del 2008 e dove spese la sua credibilità di capo di governo sulla questione dell’emergenza rifiuti. Stavolta ad aspettarlo davanti all’albergo del lungomare non ci sono supporter, e con la Pascale ormai accasata ad Arcore, non può più nemmeno esserci traccia delle sostenitrici-ammiratrici del comitato «Silvio ci manchi».
Lui comunque è a Napoli per sostenere la campagna elettorale di Stefano Caldoro (l’attuale governatore che si ripropone per i prossimi cinque anni) e lo fa altalenando tra l’esaltazione del candidato («Un galantuomo») e del suo programma di governo della Regione («Darà un assegno di sostegno a tutti quelli
A Napoli
Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi galvanizza la platea dal palco della manifestazione organizzata al Mostra d’Oltremare per sostenere il candidato governatore della Campania Stefano Caldoro che non hanno un lavoro»), e riflessioni sulla politica nazionale.
Lo fa soprattutto durante il comizio che tiene in un piccolo teatro all’interno della Mostra d’Oltremare. Berlusconi critica la politica del governo sull’immigrazione, e dice che «oggi l’Italia non conta niente», ma «se ci fossi stato io avrei messo in campo una tale serie di azioni che gli altri Paesi avrebbero dovuto accettarle e ci avrebbero chiesto anche scusa». Ma lui non c’è perché, dice, è stato sempre vittima di «colpi di stato», dall’avviso di garanzia del 1994, arrivato mentre presiedeva un vertice internazionale proprio a Napoli, fino alla decadenza da senatore. «Poi è arrivato un signore che aveva preso 108 mila voti per fare il sindaco di Firenze ed è diventato segretario del Pd e da lì si è catapultato a Palazzo Chigi senza essere eletto dal popolo».
Ma non finisce qui, assicura alla platea: «Dobbiamo prepararci a tornare al governo». Con questa strategia: «Per prevalere sulla sinistra bisogna mettere in campo una grande crociata di italiani di buon senso e liberi. La missione che porterò avanti è trasformare la maggioranza numerica dei moderati in una maggioranza politica».
Certo non sarà lui il leader, ma altrettanto sicuro è che non vede in Salvini il suo erede, perché «l’esperienza ci insegna che non è con la destra provocatoria che si riesce a governare». A distanza il leghista gli risponde che «Berlusconi non è la regina Elisabetta», ma in realtà anche l’ex cavaliere lo dice di sé: «Solo in monarchia il re sceglie il successore, in democrazia lo fa il popolo. Noi però non lo faremo con le primarie, che non sono previste dalla Costituzione e, lo abbiamo visto nel Pd, sono pure manipolabili».
Poi, in qualche sprazzo di entusiasmo, fa promesse: «Quando torneremo al governo porteremo le pensioni minime a mille euro». Ma non insiste. Chiude chiamando sul palco Caldoro e si prepara alla seconda tappa della sua missione in Campania. Oggi va a Caserta, la terra di Nicola Cosentino. All’ex sottosegretario attualmente detenuto, a processo per collusione con i Casalesi, dedica una battuta: «Gli auguro che il suo calvario finisca presto. Ho avuto con lui relazioni solo di politica e come politico ne ho stima».
Cosentino Gli auguro che il suo calvario finisca presto. Ho avuto con lui relazioni solo di politica e come politico ne ho stima