Corriere della Sera

Gli aperitivi elettorali di Scajola «Sostengo il centrodest­ra ma gli altri chiedono consigli»

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Marco, la terza generazion­e. «Ricevo tante persone, anche dell’altro schieramen­to, che mi chiedono un consiglio».

Claudio Scajola è sinceramen­te divertito dall’idea di una regione diventata all’improvviso bilancia degli equilibri nazionali. «Non abbiamo mai contato molto, neppure quando c’ero io. Grande merito di questo risultato inedito va dato al Pd, che ha fatto un capolavoro al contrario con le primarie, creando un clima di grande indecision­e. La partita ligure è importante soprattutt­o per loro. Non è Paita contro Toti, quasi un dettaglio secondario. Attenti al M5S, piuttosto. Invece, Luca Pastorino è il vero test nazionale. Nascerà o crollerà la sinistra alternativ­a a Matteo Renzi. Se il centrodest­ra vince, è perché Paita ha perso. Se Paita perde, è per via della spaccatura a sinistra. Il dato politico è questo».

Atene piange, ma non è che Sparta si faccia grandi risate. Il giudizio dell’uomo che nel 2001 e nel 2008 gestì le trionfali campagne elettorali del centrodest­ra alle politiche, dettaglio che tende a ricordare con una certa frequenza, non è tenero con i suoi epigoni. «In corso d’opera Giovanni Toti ha scoperto che può giocarsela. Sta imparando sul campo. Ma la sua presenza non è un buon segno per Forza Italia. Non sono riusciti a individuar­e nessun candidato e alla fine hanno avuto bisogno del soccorso esterno. L’alleanza con la Lega è pura tattica, frutto della debolezza della candidata del Pd. Ma resta un episodio locale e casuale in assenza di una prospettiv­a nazionale, dove Forza Italia è ancora incerta tra vocazione maggiorita­ria e pura testimonia­nza».

Le disavventu­re giudiziari­e hanno lasciato un segno. Non è soltanto la visita guidata al presunto e celebre archivio segreto, un magazzino in fondo al giardino pieno di memorabili­a dei tempi non lontani in cui era ministro e plenipoten­ziario del Pdl, ma anche il fastidio per questo esserci e non esserci I meriti Se vinciamo in Liguria grande merito va al Pd Se Paita perde è per la spaccatura a sinistra davvero. Scajola è stato sinonimo di controllo capillare del territorio. «L’unico parlamenta­re pdl eletto in Liguria è il romano Augusto Minzolini, non proprio un esempio di radicament­o. Nel 2013, in mia assenza, sono stati fatti fuori tutti quelli che avevano consenso. Cancellati. Logico che adesso cerchino altre strade».

Liguria significa per molti evocare il sospetto di una trasversal­ità che si sarebbe già manifestat­a alle primarie del Pd e che rende difficile la previsione del futuro. «Alcuni reduci disinvolti di Alleanza nazionale hanno fatto campagna per Paita. E molti sindaci del Ponente senza più punti di riferiment­o hanno scelto di stare dall’altra parte. Ma non ci sono accordi segreti. Solo pacchetti di voti in libera uscita e un vuoto di potere nel centrodest­ra. Ecco la Prima Repubblica. Tenga presente che da queste parti Forza Italia è sempre stata una prosecuzio­ne della Democrazia cristiana». E se lo dice u ministru, un signore che ha avuto Romana De Gasperi come madrina di battesimo e Paolo Emilio Taviani come padrino di cresima forse c’è da credergli.

È stato ministro per l’Attuazione del programma (2003-2005) e dello Sviluppo economico (2008-2010)

 ??  ?? Claudio Scajola, 67 anni, già coordinato­re di Forza Italia, è stato ministro degli Interni dal 2001 al 2002 quando si dimise per la polemica sulla mancata scorta a Marco Biagi
Claudio Scajola, 67 anni, già coordinato­re di Forza Italia, è stato ministro degli Interni dal 2001 al 2002 quando si dimise per la polemica sulla mancata scorta a Marco Biagi

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