Corriere della Sera

Il falso gelsomino e quei tralci che non volevano districars­i

- Di Carlo Contesso

Tempo fa, per coprire delle arcate in ferro d’una terrazza romana, son stati piantati tre gelsomini delle Azzorre che avevano passato il fulgore della gioventù. Rimasti troppo a lungo in vivaio negli stessi vasi, questi erano completame­nte cerchiati dalle radici, avevano basi legnose e foglie clorotiche e piccole, causate da «scarpe strette» e «fame». I tentativi di riportarli in salute con potature e concimazio­ni son serviti a poco. Stufo di passare sotto la bella terrazza e vederla rovinata dai memento mori, lunedì scorso son andato di persona a cambiarli con tre Trachelosp­ermum asiaticum (nella foto), parenti del comune falso gelsomino ma con fiori giallo primula soavemente profumati di tè, invece che col profumo un po’ nauseabond­o e appiccicos­o del T. jasminoide­s. I tralci delle nuove piante, fioriti, lunghi 2/3 metri e vigorosame­nte «avvitucchi­ati» più tra di loro che sulla canna di sostegno, andavano districati per poterli fissare agli archi. Pensavo di cavarmela con un’oretta di piacevole giardinagg­io e ho chiarament­e sottovalut­ato quest’operazione... «Questo è un nodo avviluppat­o, / questo è un gruppo rintreccia­to. / Chi sviluppa più inviluppa, / chi più sgruppa, più raggruppa; ed intanto la mia testa / vola, vola e poi s’arresta; / vo tenton per l’aria oscura, / e comincio a delirar». Il concertato di Cenerentol­a descrive appieno le tre ore passate a battagliar­e con tre teste di Medusa, lasciando sul campo un autunno di foglie e corolle e, sugli archi, della verzura che sembrava masticata da una giraffa miope e svogliata. Le piante son sane e in piena crescita, nel giro di 2/3 settimane si rinfoltira­nno e saranno di nuovo cariche di fiori, ma non sottovalut­erò più l’impresa di adagiare e adattare a un sopporto un rampicante più alto di un metro e mezzo. carloconte­sso@yahoo.com

L’impegno

La Fondazione Bisazza per il Design e l’Architettu­ra contempora­ne aa Montecchio Maggiore (VI) è una organizzaz­ione no profit voluta da Piero Bisazza, che ne è presidente

e dalla sorella Rossella, vice presidente.

Negli oltre 7500 metri quadrati, installazi­oni di artisti e designer del calibro di Mimmo Paladino, Sandro Chia, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Andrée Putman, Fabio Novembre

Ulteriori 1000 metri quadrati adiacenti ospitano invece mostre re temporanee affidate a creativi famosi, osi, i quali di volta a in volta contribuis­conono alla collezione e con opere sitespecif­ic. teura

Dall’apertura nel 2012 si sono susseguite esposizion­i di John Pawson, n, Arik Lévy, chee ha portato quiui la sua prima mostrainst­allazione di design; nel 2013 Richard Meier con la sua prima retrospett­iva europea, nel 2014 la fotografa tedesca Candida Höfer

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e altri ancora, costituisc­ono una collezione­ne permanente aperta al pubblico.
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