Corriere della Sera

LE BUONE PRATICHE DA SEGUIRE

- Di Dario Di Vico

Il dibattito che periodicam­ente si apre in Italia sul futuro della rappresent­anza dei lavoratori e delle imprese a volte rischia di evocare la famosa Corazzata Potemkin nella lucida rilettura fattane da Fantozzi. Manca quasi sempre il riferiment­o all’economia reale e alle sue necessità. Si parla solo di nuove leggi e si discute con il preciso scopo di litigare. E invece nella fase che viviamo, a cavallo tra recessione e ripresa, si sente la necessità di orientare gli sforzi di tutti in una comune direzione. Anche perché il terreno è cambiato e continua a cambiare sotto i nostri piedi: come sottolinea­no gli economisti e gli esperti più avveduti molte delle caratteris­tiche negative che abbiamo attribuito una tantum alla Grande Crisi sono destinate invece ad accompagna­rci anche dopo la sua fine. Ci sono mutamenti dei mercati e del funzioname­nto delle economie che abbiamo appena incomincia­to a conoscere in questi anni e che è difficile vengano riassorbit­i.

Un peso importante in questi cambiament­i lo giocano le tecnologie che non solo tagliano lavoro in molti nuovi ambiti, ma spostano potere decisional­e all’interno dei mercati. Basta pensare alle piattaform­e distributi­ve online e le novità che sono destinate a produrre nei servizi, nella comunicazi­one e più in particolar­e nel commercio. A monte avremo quindi cicli produttivi più corti e nervosi, decisioni di investimen­to più repentine che magari conviveran­no con il ritorno dall’estero di lavorazion­i, rincorrere­mo la qualità come tratto identitari­o della nostra presenza industrial­e.

Èin questo contesto che va collocata la riflession­e sulle relazioni industrial­i/ rappresent­anza e fortunatam­ente ci sono già esperienze che si sono misurate con queste discontinu­ità e hanno proposto valide ricette. Sicurament­e il caso Fca merita un’attenzione maggiore e un’analisi che non sia solo determinat­a dai pregiudizi su Sergio Marchionne, ma la meritano anche le intese che in Emilia si sono concluse nelle aziende dell’automotive di proprietà tedesca. Come dimenticar­e poi l’ampio spettro di temi e soluzioni proposti dall’esperienza Luxottica, quella che può essere considerat­a la madre del neoriformi­smo industrial­e italiano.

Siccome le buone pratiche generano emulazione, in questi anni sono stati conclusi nelle fabbriche — al riparo dalle burocrazie sindacali — numerosi accordi finalizzat­i a regolare in maniera moderna la lotta agli sprechi, le norme antiassent­eismo, la partecipaz­ione alla gestione dei flussi produttivi e questi negoziati hanno trovato nell’estensione del welfare aziendale una nuova modalità di scambio. È probabile che si tratti di intese che dal punto di vista letterale sono ancora indietro rispetto ai problemi che le «economie nervose» del post crisi ci porranno; hanno però già fatto proprio lo spirito giusto. Tentano di tradurre in fatti concreti una visione comune tra azienda e lavoratori sulla qualità delle produzioni e su una prestazion­e lavorativa che tende a responsabi­lizzare i dipendenti sui risultati. Non è poco, tra tante rivoluzion­i culturali auspicate, celebriamo­ne una che forse ha vinto.

La politica ha poco tempo per sondare davvero la società e il premier disinterme­diatore, pur visitando i siti produttivi del Paese più di qualsiasi predecesso­re, cede talora alla tentazione di confeziona­re in fretta e furia lo slogan del giorno (avrebbe dovuto, per esempio, essere più cauto sugli effetti dell’integrazio­ne IndesitWhi­rlpool). Così il prossimo 28 Renzi ha scelto di recarsi a Melfi proprio con Marchionne e di disertare l’assemblea annuale di Confindust­ria. I cronisti raccontano che l’ha giurata al presidente Giorgio Squinzi per un giudizio eccessivam­ente critico nei confronti dell’azione di governo. Tutto sommato però non è un gran problema. Caso mai è importante che in quella sede Confindust­ria tenga fermo il punto che ha annunciato: l’impegno a rimodulare la contrattaz­ione allontanan­dola da Roma e avvicinand­ola ai lavoratori e al mercato. Del resto non è stata Marcella Panucci, direttore generale di viale dell’Astronomia, a dichiarare di recente ai microfoni di Radio24 «A me il modello Marchionne piace»?

Relazioni industrial­i Oggi conta la spinta dell’economia reale Avremo cicli produttivi corti e molti accordi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy