Corriere della Sera

Pasticcio Mercedes Ferrari seconda

Un assurdo pit stop a 14 giri dall’arrivo ferma Hamilton che finisce 3° dietro anche a Vettel Le scuse Mercedes: «Colpa nostra». L’inglese nasconde la rabbia: «Si vince e si perde insieme»

- Di Daniele Sparisci e Giorgio Terruzzi

MONTECARLO Un harakiri perfetto, un suicidio sportivo degno della «Coppa Cobram» di Fantozzi. Ride beffardo Nico Rosberg dopo il triplete nel Principato: impresa riuscita ad Ayrton Senna. Ma è un paragone solo statistico, perché Babbo Natale è arrivato a Monaco con otto mesi di anticipo a distribuir­e i doni: una vittoria impossibil­e per il figlio di Keke e un secondo posto insperato per Sebastian Vettel. A Lewis Hamilton invece ha portato un pacco vuoto con il mattone.

È furibondo, fatica a scandire le parole: «Non chiedetemi come mi sento ora...». La sua Mercedes, quella dove è cresciuto e con la quale si è legato fino al 2018 per una vagonata di soldi, l’ha tradito. Il pit stop più folle e inutile nella storia della F1 gli è costato una vittoria che aveva già in pugno.

Ricapitoli­amo. Il Gp è un antidoto all’insonnia, con Lewis in fuga, Nico dietro ma lontano, a guardarsi le spalle dalla Ferrari. Emozioni zero, macchine in procession­e. Fin quando il 17enne Max Verstappen — qui non aveva mai corso però si era allenato su di un simulatore che si è costruito da solo — cerca un sorpasso assurdo su Grosjean e va dritto contro le barriere. Il botto è pauroso, lui che non ha nemmeno la patente per guidare in strada se la cava con due punti in meno sulla superlicen­za e una retrocessi­one di cinque posizioni da scontare nella prossima gara. È il 64° giro, ne mancano 14 al termine. Con l’ingresso della safety car il finale sembra scontato e invece dal muretto Mercedes danno l’ordine a Lewis di rientrare per il cambio gomme.

Perché? Forse sono talmente convinti della loro forza da azzardare mosse più adatte a un casinò che a una pista. O forse, a voler essere maligni si potrebbe pensare a un modo per riequilibr­are i rapporti di forza nel team. Ma non regge per un semplice motivo: perché allora rinnovare il contratto a Lewis dopo mesi di trattative? Un errore da dilettanti ammette Toto Wolff, responsabi­le della scuderia tedesca: «Abbiamo sbagliato i calcoli, pensavamo di avere più margine. E che Vettel passasse alle gomme soft. A quel punto avrebbe rappresent­ato una minaccia per noi».

Sembra incredibil­e che gli ingegneri più preparati al mondo non sappiano contare, neanche avessero un pallottoli­ere. Pare che la decisione — «presa all’ultimo a 50 metri dall’ingresso in pit-lane» — vada a attribuita allo «stratega» Wovles. Ai box c’era anche il grande capo della Daimler, Dieter Zetsche, furioso con i suoi per la figuraccia mondiale. Dopo il patatrac il team si è scusato con Hamilton: «È solo colpa nostra». Basterà a calmare l’ira del campione del mondo? Lui recita il copione aziendale — «Si vince e si perde insieme. Della squadra mi fido» — ma dentro è un vulcano. L’errore ha prodotto conseguenz­e catastrofi­che: ora Rosberg si è avvicinato di dieci lunghezze, rientrando in corsa per il titolo quando sembrava relegato a una stagione da gregario. Se volano i coltelli fra i più forti, la Ferrari può approfitta­rne.

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(LaPresse) Di traverso L’espression­e sul podio di Lewis Hamilton nei confronti del compagno di squadra Nico Rosberg la dice lunga sull’umore del pilota inglese al termine del Gran premio di Monaco
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La svolta In alto, Verstappen esce di pista e costringe i commissari a mandare in pista la safety car; sopra, Lewis Hamilton effettua il pit stop nel momento sbagliato; a destra, l’inglese preceduto da Vettel dopo il rientro in pista dai box (LaPresse,...
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