Pasticcio Mercedes Ferrari seconda
Un assurdo pit stop a 14 giri dall’arrivo ferma Hamilton che finisce 3° dietro anche a Vettel Le scuse Mercedes: «Colpa nostra». L’inglese nasconde la rabbia: «Si vince e si perde insieme»
MONTECARLO Un harakiri perfetto, un suicidio sportivo degno della «Coppa Cobram» di Fantozzi. Ride beffardo Nico Rosberg dopo il triplete nel Principato: impresa riuscita ad Ayrton Senna. Ma è un paragone solo statistico, perché Babbo Natale è arrivato a Monaco con otto mesi di anticipo a distribuire i doni: una vittoria impossibile per il figlio di Keke e un secondo posto insperato per Sebastian Vettel. A Lewis Hamilton invece ha portato un pacco vuoto con il mattone.
È furibondo, fatica a scandire le parole: «Non chiedetemi come mi sento ora...». La sua Mercedes, quella dove è cresciuto e con la quale si è legato fino al 2018 per una vagonata di soldi, l’ha tradito. Il pit stop più folle e inutile nella storia della F1 gli è costato una vittoria che aveva già in pugno.
Ricapitoliamo. Il Gp è un antidoto all’insonnia, con Lewis in fuga, Nico dietro ma lontano, a guardarsi le spalle dalla Ferrari. Emozioni zero, macchine in processione. Fin quando il 17enne Max Verstappen — qui non aveva mai corso però si era allenato su di un simulatore che si è costruito da solo — cerca un sorpasso assurdo su Grosjean e va dritto contro le barriere. Il botto è pauroso, lui che non ha nemmeno la patente per guidare in strada se la cava con due punti in meno sulla superlicenza e una retrocessione di cinque posizioni da scontare nella prossima gara. È il 64° giro, ne mancano 14 al termine. Con l’ingresso della safety car il finale sembra scontato e invece dal muretto Mercedes danno l’ordine a Lewis di rientrare per il cambio gomme.
Perché? Forse sono talmente convinti della loro forza da azzardare mosse più adatte a un casinò che a una pista. O forse, a voler essere maligni si potrebbe pensare a un modo per riequilibrare i rapporti di forza nel team. Ma non regge per un semplice motivo: perché allora rinnovare il contratto a Lewis dopo mesi di trattative? Un errore da dilettanti ammette Toto Wolff, responsabile della scuderia tedesca: «Abbiamo sbagliato i calcoli, pensavamo di avere più margine. E che Vettel passasse alle gomme soft. A quel punto avrebbe rappresentato una minaccia per noi».
Sembra incredibile che gli ingegneri più preparati al mondo non sappiano contare, neanche avessero un pallottoliere. Pare che la decisione — «presa all’ultimo a 50 metri dall’ingresso in pit-lane» — vada a attribuita allo «stratega» Wovles. Ai box c’era anche il grande capo della Daimler, Dieter Zetsche, furioso con i suoi per la figuraccia mondiale. Dopo il patatrac il team si è scusato con Hamilton: «È solo colpa nostra». Basterà a calmare l’ira del campione del mondo? Lui recita il copione aziendale — «Si vince e si perde insieme. Della squadra mi fido» — ma dentro è un vulcano. L’errore ha prodotto conseguenze catastrofiche: ora Rosberg si è avvicinato di dieci lunghezze, rientrando in corsa per il titolo quando sembrava relegato a una stagione da gregario. Se volano i coltelli fra i più forti, la Ferrari può approfittarne.