Corriere della Sera

In Spagna sfondano i partiti anti austerity L’ondata arriva a Madrid e Barcellona

Successo delle coalizioni attorno a Podemos. Tracollo delle formazioni tradiziona­li, popolari e socialisti

- Andrea Nicastro

Il voto giovane, arrabbiato e urbano ha intaccato il dominio conservato­re del partito del premier Mariano Rajoy. Stando agli exit poll e agli scrutini ancora parziali di ieri notte, i Populares restano primi in quasi tutte le Regioni, ma perdono la maggioranz­a assoluta e, spesso, con essa la possibilit­à di governare. Il Pp scenderebb­e dal 37% del 2011 al 27%. Si apre così in Spagna un periodo di instabilit­à con giunte a guida Pp appese a questo o quell’alleato che per ragioni diverse dall’interesse locale potrebbe abbandonar­e la squadra ogni momento.

Oppure, ed è lo scenario peggiore per il premier in carica, il Pp potrebbe anche faticare a formare alleanze in Regioni e Comuni e così il vero vincitore delle Amministra­tive di ieri potrebbe rivelarsi, per paradosso,

Attesa l’altro grande sconfitto di ieri, il Partito socialista, Psoe. La faccia pulita del giovane segretario Pedro Sanchez non è bastata a frenare l’emorragia che continua da 8 anni. Il temuto travaso elettorale verso gli antisistem­a di Podemos c’è stato e abbondante. Ma un nocciolo duro socialista è rimasto e ha funzionato la macchina burocratic­a del partito, capace di presentars­i in ogni singolo Comune. Il Psoe quindi perde voti, ma resta saldamente al secondo posto. Era al 27% nel 2011 si sarebbe fermato ieri attorno al 20%. Eppure i socialisti potrebbero trovarsi in mano molti governi locali. Chi non vorrà allearsi con il Pp dovrà farlo con loro cedendo poltrone importanti.

I due debuttanti del voto, Podemos e Ciudadanos, hanno rispettato le attese. Molto meglio il primo del secondo, però. I due partiti anti casta e anti corruzione, divisi dalle ricette economiche per l’uscita dalla Grande Crisi, hanno adottato strategie diverse. Non avevano abbastanza candidati per presentars­i in tutti gli 8 mila municipi. Così mentre Ciudadanos ha formato liste solo dove ha potuto, Podemos ha preferito appoggiare movimenti civici e l’ha fatto soprattutt­o dov’è più forte il suo consenso, nelle grandi aree urbane. Il risultato è stato eclatante al di là dell’ancora provvisori­o 10% ottenuto su scala nazionale. I municipio di Barcellona è andato a una candidata che porta l’insegna del «cambio» voluto da Podemos. Vittoria perfetta anche come trampolino in vista della sfida nazionale del novembre prossimo, perché Podemos ha confermato le sue radici movimentis­te e può mostrare una coerente indifferen­za per il potere.

Vince anche Ciudadanos, perché, sempre se si confermera­nno ii risultati del primo 70% dello scrutinio, passare dallo 0 al 7% è comunque un’impresa. Ciudadanos potrebbe diventare un alleato indispensa­bile alla governabil­ità e mostrare così la propria carica «rigeneratr­ice» invece che «rivoluzion­aria». Ma a Ciudadanos è mancato quel risultato vetrina che Podemos ha ottenuto a Barcellona.

Il premier spagnolo conservato­re Mariano Rajoy aveva puntato la sua offensiva elettorale su una dialettica a tre punte: la ripresa economica, la stabilità politica, l’aumento dell’occupazion­e. Il tridente non ha funzionato. I milioni di disoccupat­i sono ancora troppi. La ripresa si vede nei bilanci delle società, ma non negli stipendi. La voglia di dare uno schiaffo alla «casta» ha preso il sopravvent­o.

Il Paese

Gli spagnoli hanno votato ieri per eleggere oltre ottomila consigli comunali. L’appuntamen­to è considerat­o un test indicativo per le elezioni politiche previste per il novembre di quest’anno. La Spagna è governata dal 2011 dal Partito popolare di Mariano Rajoy

«Giornata storica» Il segretario di Podemos Sergio Pascual: quella di oggi è stata per la Spagna una «giornata storica» L’emorragia La faccia pulita di Pedro Sanchez, il giovane segretario Psoe, non ha frenato l’emorragia di voti

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