Corriere della Sera

Un Paese diviso Mentre l’Europa sta a guardare

- Di Maria Serena Natale

La Polonia che si risveglia dopo l’elezione presidenzi­ale più combattuta della sua storia recente è un Paese ancora una volta diviso lungo la faglia est-ovest. Da una parte le regioni occidental­i, filoeurope­e e più sviluppate, dall’altra la grande pianura orientale che negli anni del boom ha pur beneficiat­o dei fondi europei ma resta vulnerabil­e a misure come le sanzioni contro la Russia: gli agricoltor­i risentono del bando all’export verso Mosca. È in queste regioni che è più ascoltato il richiamo di Radio Maryja, espression­e di quel cattolices­imo militante e diffidente verso le svolte, pur moderate, perseguite negli ultimi anni dai liberali di Piattaform­a civica su temi sensibili come la fecondazio­ne in vitro. È la Polonia profonda, lontana da un’Europa che non esita a chiedere impegni e sacrifici. Non giovano allo spirito di coesione, in queste regioni di frontiera, messaggi come quello arrivato dal vertice di Riga della scorsa settimana sul Partenaria­to orientale. Un’occasione per rinsaldare l’amicizia con i vicini dell’Est ancora fuori dal grande progetto comunitari­o e per mostrare che si possono tenere insieme diplomazia e principi — il convitato di pietra, come sempre, era la Russia. I leader Ue hanno invece riaffermat­o una distanza, avvertita anche nella Polonia che continua a credere nell’Europa come destino.

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