Corriere della Sera

Riflession­e in Vaticano La possibile apertura a un codice dei diritti

Per le gerarchie ecclesiast­iche non è tempo di barricate

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venga accettata dalla Chiesa come dalla società e che nelle parrocchie venga creato un clima di stima nei confronti di ognuno».

La questione sta diventano più che mai urgente per la Chiesa in Italia, uno dei pochi Paesi europei a non avere leggi in materia. All’assemblea della Cei, la scorsa settimana, Francesco ha chiesto di «uscire verso il popolo di Dio per difenderlo dalle colonizzaz­ioni ideologich­e che gli tolgono l’identità e la dignità umana». Ma ha distinto i ruoli, si tratta di lasciare ai fedeli laici le «responsabi­lità che a loro competono», il tempo degli interventi diretti è finito: «I laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabi­lità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativ­o. Hanno invece tutti la necessità del vescovo pastore».

Oltre allo stile, sta cambiando anche la linea tracciata nella Cei, ai tempi della battaglia contro i Dico, dall’allora presidente Camillo Ruini: bastano i diritti individual­i, no alle unioni civili, nessun riconoscim­ento alle coppie omosessual­i. Certo l’anima più «agonistica» resta presente, tra i vescovi italiani. Ma ci sono stati segnali differenti. Proprio Bruno Forte, al Sinodo scorso, spiegava che la Chiesa non può accettare «l’equiparazi­one tout-court, anche terminolog­ica, col matrimonio», ma questo «non significa escludere la ricerca di una codificazi­one di diritti a persone che vivono in unioni omosessual­i: è un discorso di civiltà e rispetto della dignità delle persone».

Il problema, nel caso, è come arrivarci. Non si può accettare che la «famiglia costituzio­nale, con padre madre e figli» finisca «in un angolo», diceva al Corriere il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. Nessuna «equiparazi­one», nessun «cavallo di Troia». Questa è la premessa: «Cominciamo a dire che cosa è la famiglia, cosa appartiene a una realtà e cosa a un’altra, poi faremo altri discorsi». Confrontar­si senza scontri ideologici, il «metodo sinodale» evocato da Galantino.

E distinguer­e. «Invitiamo l’Europa a riflettere con serietà: cosa si sta facendo per una politica familiare adeguata? Io non la vedo, basta pensare al gelo demografic­o», ha detto ieri il cardinale di Milano Angelo Scola: «Manca in Europa un dibattito serio su cosa siano i diritti oggi. Nessuno vuol togliere i diritti a nessuno, il problema è intendersi sulla differenza tra i vari diritti».

La Chiesa non esclude la ricerca di una codificazi­one di diritti a persone che vivono in unioni omosessual­i È un discorso di civiltà Bruno Forte, arcivescov­o I laici che hanno una formazione cristiana autentica non dovrebbero aver bisogno del vescovopil­ota, per assumersi le proprie responsabi­lità Francesco

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