Autostrade, il governo verso il no alle proroghe delle concessioni
Pronta la modifica dello «Sblocca Italia»: più vincoli ai rinnovi automatici
No alla proroga «semiautomatica» delle concessioni autostradali. Il governo vuole modificare la norma, introdotta solo pochi mesi fa con la legge «Sblocca Italia», che rende possibile il prolungamento delle stesse concessioni in caso di accorpamento di tratte vicine fra loro. La motivazione, aveva spiegato l’allora ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, era favorire gli investimenti. Ma in pochi mesi il discusso articolo 5 della legge «Sbocca Italia» ha finito per alimentare la «tentazione della bretella»: e cioè presentare un progetto per collegare rami autostradali diversi, ipotizzare l’eventuale accorpamento delle società concessionarie, e alla fine ottenere un prolungamento del periodo di gestione. Adesso la questione è nelle mani del nuovo ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che dall’inizio di aprile ha preso
I rilievi Antitrust L’authority si è detta perplessa su un regime di «proroga implicita» delle concessioni
il posto di Lupi. E il governo si prepara alla virata, con un percorso in due tappe.
La prima è il «congelamento» della norma, cioè la sospensione del giudizio in caso di nuove richieste di proroga. La seconda è il suo superamento, con la modifica o la cancellazione da studiare nelle prossime settimane. Anche se la prima opportunità potrebbe arrivare in tempi più stretti, sotto forma di emendamento al nuovo codice degli appalti, già adesso all’esame del Senato. Le sponde non mancano.
La norma dello «Sblocca Italia» è stata criticata dall’Antitrust, che si è detta «perplessa su un regime di proroga implicita», dall’Autorità anticorruzione («sono regole non del tutto comprensibili»), e anche dall’Authority dei trasporti che ha parlato di «escamotage» . Le proroghe «semiautomatiche», in sostanza, potrebbero violare la concorrenza. E i segnali che arrivano da Bruxelles vanno nella stessa direzione. Nelle settimane scorse, quando al ministero c’era ancora Lupi, il governo ha inviato a Bruxelles tre notifiche per allungare le concessioni dei gruppi Gavio, Autovie venete e Autobrennero. La commissione europea deve ancora decidere se dare il via libera oppure no. Ma proprio dai contatti fra Roma e Bruxelles sono venute indicazioni utili per capire come scrivere nuove regole che non violino il diritto comunitario e la concorrenza.
Non è detto che la proroga in caso di accorpamento venga esclusa sempre e comunque. Potrebbe essere concessa per un periodo limitato di tempo, massimo cinque anni contro i 15/20 anni contenuti nelle notifiche in attesa di giudizio. E solo se l’accorpamento porta al cosiddetto bacino ottimale: una società che gestisce un tratto fra i 500 e i mille chilometri (in realtà ci sono anche altre variabili) che può garantire un buon equilibrio economico sia per gli investimenti sia per i pedaggi. Un sistema diverso, sempre secondo i contatti di questi giorni, potrebbe essere previsto per quelle società che sono interamente pubbliche, perché in quel caso la concessione non sarebbe da pubblico a privato ma da un pezzo dell’amministrazione a un altro pezzo dell’amministrazione. In ogni caso l’obiettivo del governo è limitare le proroghe e portare il settore verso il sistema delle gare. Con l’idea che la concorrenza possa aiutare davvero gli utilizzatori finali. E qui di strada da fare ce n’è davvero tanta. Negli ultimi 15 anni, come ha scritto su questo giornale Sergio Rizzo, i pedaggi sono cresciuti in media del 70%. Il doppio dell’inflazione.