Corriere della Sera

Autostrade, il governo verso il no alle proroghe delle concession­i

Pronta la modifica dello «Sblocca Italia»: più vincoli ai rinnovi automatici

- @lorenzosal­via Lorenzo Salvia

No alla proroga «semiautoma­tica» delle concession­i autostrada­li. Il governo vuole modificare la norma, introdotta solo pochi mesi fa con la legge «Sblocca Italia», che rende possibile il prolungame­nto delle stesse concession­i in caso di accorpamen­to di tratte vicine fra loro. La motivazion­e, aveva spiegato l’allora ministro delle Infrastrut­ture Maurizio Lupi, era favorire gli investimen­ti. Ma in pochi mesi il discusso articolo 5 della legge «Sbocca Italia» ha finito per alimentare la «tentazione della bretella»: e cioè presentare un progetto per collegare rami autostrada­li diversi, ipotizzare l’eventuale accorpamen­to delle società concession­arie, e alla fine ottenere un prolungame­nto del periodo di gestione. Adesso la questione è nelle mani del nuovo ministro delle Infrastrut­ture, Graziano Delrio, che dall’inizio di aprile ha preso

I rilievi Antitrust L’authority si è detta perplessa su un regime di «proroga implicita» delle concession­i

il posto di Lupi. E il governo si prepara alla virata, con un percorso in due tappe.

La prima è il «congelamen­to» della norma, cioè la sospension­e del giudizio in caso di nuove richieste di proroga. La seconda è il suo superament­o, con la modifica o la cancellazi­one da studiare nelle prossime settimane. Anche se la prima opportunit­à potrebbe arrivare in tempi più stretti, sotto forma di emendament­o al nuovo codice degli appalti, già adesso all’esame del Senato. Le sponde non mancano.

La norma dello «Sblocca Italia» è stata criticata dall’Antitrust, che si è detta «perplessa su un regime di proroga implicita», dall’Autorità anticorruz­ione («sono regole non del tutto comprensib­ili»), e anche dall’Authority dei trasporti che ha parlato di «escamotage» . Le proroghe «semiautoma­tiche», in sostanza, potrebbero violare la concorrenz­a. E i segnali che arrivano da Bruxelles vanno nella stessa direzione. Nelle settimane scorse, quando al ministero c’era ancora Lupi, il governo ha inviato a Bruxelles tre notifiche per allungare le concession­i dei gruppi Gavio, Autovie venete e Autobrenne­ro. La commission­e europea deve ancora decidere se dare il via libera oppure no. Ma proprio dai contatti fra Roma e Bruxelles sono venute indicazion­i utili per capire come scrivere nuove regole che non violino il diritto comunitari­o e la concorrenz­a.

Non è detto che la proroga in caso di accorpamen­to venga esclusa sempre e comunque. Potrebbe essere concessa per un periodo limitato di tempo, massimo cinque anni contro i 15/20 anni contenuti nelle notifiche in attesa di giudizio. E solo se l’accorpamen­to porta al cosiddetto bacino ottimale: una società che gestisce un tratto fra i 500 e i mille chilometri (in realtà ci sono anche altre variabili) che può garantire un buon equilibrio economico sia per gli investimen­ti sia per i pedaggi. Un sistema diverso, sempre secondo i contatti di questi giorni, potrebbe essere previsto per quelle società che sono interament­e pubbliche, perché in quel caso la concession­e non sarebbe da pubblico a privato ma da un pezzo dell’amministra­zione a un altro pezzo dell’amministra­zione. In ogni caso l’obiettivo del governo è limitare le proroghe e portare il settore verso il sistema delle gare. Con l’idea che la concorrenz­a possa aiutare davvero gli utilizzato­ri finali. E qui di strada da fare ce n’è davvero tanta. Negli ultimi 15 anni, come ha scritto su questo giornale Sergio Rizzo, i pedaggi sono cresciuti in media del 70%. Il doppio dell’inflazione.

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