Corriere della Sera

Il prete si difende: assurdo, è tutto in regola

Parla don Vincenzo Federico: «Io stesso ho denunciato ad aprile il mercato nero dietro quel denaro» Il presidente: avanti senza paura

- Fabrizio Caccia

«I finanzieri che mi stavano perquisend­o l’ufficio continuava­no a dirmi “non si preoccupi, padre, non si preoccupi”, poi hanno fatto pure irruzione a casa mia, dove vivo con mia mamma anziana. E per fortuna che non mi dovevo preoccupar­e: sul giornale c’è scritto che mi hanno indagato per peculato...».

Uomo di spirito, don Vincenzo Federico, responsabi­le della Caritas diocesana di TeggianoPo­licastro ( Salerno), centro importanti­ssimo per l’accoglienz­a in Italia, che il ministero dell’Interno vorrebbe addirittur­a elevare prossimame­nte ad «hub» della Campania (oggi gestisce 600 immigrati al giorno, 180 richiedent­i asilo e 30 minori non accompagna­ti). Ieri pomeriggio, don Vincenzo («scosso ma sereno») si è sfogato a lungo con il direttore della Caritas italiana, don Francesco Soddu, che l’ha chiamato allarmato subito dopo aver letto anche lui i quotidiani: «Io mi sarei appropriat­o di 109 mila euro destinati ai migranti? Io non mi sono appropriat­o di niente! Addirittur­a adesso stiamo chiedendo prestiti da ogni parte per continuare a dare da mangiare a questa gente, visto che l’ultimo assegno erogato dalla Prefettura di Salerno per finanziare i pocket money risale al 31 gennaio scorso. E comunque sia, tutti i soldi che continuiam­o a distribuir­e vengono dati sempre alla presenza di un pubblico funzionari­o...».

Don Vincenzo è indignatis­simo: «Io sono un uomo dello Stato», ha detto orgoglioso ai finanzieri, ricordando il titolo di Cavaliere della Repubblica assegnatog­li nel dicembre scorso dal presidente Napolitano proprio per il suo impegno a favore dei più deboli. Il sacerdote indagato giura di non aver mai avuto «alcun tipo di relazione» con quelli della onlus

Si sarebbe appropriat­o di 109 mila euro destinati ai migranti «Un’ala di riserva», arrestati due giorni fa. Di non conoscerli nemmeno. E anzi contrattac­ca. Racconta di aver scritto «il 14 aprile 2014 una lettera al prefetto Mario Morcone (l’attuale capo del Dipartimen­to Immigrazio­ne del ministero dell’Interno, ndr) per denunciare il mercato nero dei ticket destinati agli immigrati», prima dell’avvento del nuovo sistema del pocket money (il sussidio diretto in denaro).

Un mercato nero, in Campania, gestito da italiani, coi blocchetti dei ticket per la spesa dei migranti (da 75 euro) ricomprati anche a metà prezzo e poi riconverti­ti in denaro sonante, per il loro valore effettivo, in negozi e supermerca­ti. Guadagni colossali ai danni dello Stato e sulla pelle degli stranieri, come ha svelato l’inchiesta della Procura di Napoli.

Dal Viminale, confermano l’esistenza della lettera inviata da don Vincenzo e sottolinea­no anche la piena collaboraz­ione data alle indagini in corso dalla Caritas di Salerno. Il direttore della Caritas italiana, don Francesco Soddu, aggiunge che don Vincenzo ieri ha ricevuto «tantissime telefonate di solidariet­à», segno che nei suoi confronti «la stima è rimasta intatta e anzi è cresciuta».

I soldi dell’accoglienz­a, però, sono diventati case a Milano, bar a Pozzuoli, biglietti per Napoli-Chelsea e perfino gustose partite di frutti di mare... «Roba da matti, verrebbe voglia di mandare tutto a scatafasci­o — conclude amaro don Soddu —. E invece dobbiamo continuare, senza paura, perché tanta gente ha bisogno di noi».

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Don Vincenzo Federico (foto), responsabi­le della Caritas di TeggianoPo­licastro (Salerno), è accusato di peculato

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