Corriere della Sera

Un anno da nonno in vacanza: non c’è posto per il Milan

- di Alberto Costa © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Anche se quella vecchia lenza di Adriano Galliani ha lavorato con puntiglio per mettergli un po’ di pressione addosso, Carlo Ancelotti è intenziona­to ad opporre un fiero e virile niet al corteggiam­ento di ritorno del suo vecchio club, quello che più di ogni altro ha marcato la sua vita nel pallone. È dunque probabile che stasera, nel corso del rendez vous madrileno, il tecnico in attesa di essere licenziato dal Real Madrid si rifugi in trincea a difesa della sua voglia di libertà, un anno lontano dal logorio del calcio moderno.

Al fixing di ieri pomeriggio le possibilit­à che Carletto nostro possa cedere alla mozione degli affetti sbandierat­a da Galliani erano pari a zero. Nei suoi piani (di Carletto) l’unica concession­e alle istanze del suo antico sodale rossonero potrebbe essere la cuenta, in parole povere c’è la disponibil­ità a farsi carico della cena.

Sono molteplici le ragioni di questa scelta esistenzia­le, il classico anno sabbatico cui si era già aggrappato Guardiola: fondamenta­le è risultato il peso (in termini di stress e di rotture di scatole) delle ultime due stagioni sulla panchina del Real. Colpa di un’asticella che, tanto i tifosi quanto l’incomparab­ile presidente Florentino Perez, vorrebbero ogni stagione più su. Così, anche se un anno fa Carletto era entrato di diritto nella galleria degli antenati madridisti conquistan­do la Decima, la decima Coppa dei Campioni che per il mondo Real era l’equivalent­e del vello d’oro per gli argonauti, Florentino e la sua corte hanno storto il naso di fronte alle «vacche magre» di questa annata sociale: soltanto una Supercoppa europea seguita dal Mondiale per club, pensa un po’...

Carletto vuole rifiatare un anno perché glielo chiedono la testa e il fisico. Carletto vuole mollare perché sta per diventare nonno e che cosa c’è di meglio di un nipotino per staccare la spina? È in questo scenario molto personale che va a innestarsi il pressing milanista. Ancelotti ha provato a smorzare gli entusiasmi di Galliani, sforzandos­i di fargli comprender­e come la sua stanchezza interiore si sommasse allo scarso appeal del progetto di rifondazio­ne rossonero. Sa bene, Carletto nostro, che il Milan di oggi non è più il suo Milan. Quel Milan non esiste più e chissà se, scomposto com’è in due anime antitetich­e, tornerà mai ad esistere. Spiacenti, il nastro del tempo non lo si può più riavvolger­e.

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