Corriere della Sera

Mossa devastante di chi pensa di controllar­e tutto

- di Giorgio Terruzzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una trasformaz­ione impression­ante. Lewis, da star full optional, con la collana lucente abbinata agli orecchini, dopo la corsa somigliava a un Gino qualsiasi, mortificat­o e mogio. L’uomo dal contratto da 100 milioni, pronto a spiccare il volo verso la vittoria, il terzo mondiale, sembrava pronto per chiudersi a piangere dentro uno sgabuzzino. Questa metamorfos­i è da addebitare ai cosiddetti strateghi Mercedes, autori di una mossa tanto incomprens­ibile quanto deleteria per la gara e la psiche di Hamilton. Richiamato mentre era in testa, irraggiung­ibile. Un colpo di bacchetta magica per tramutarlo, appunto, da principe a suddito. La scellerate­zza è frutto di blackout mentali, cose che capitano a questi tecnici. L’ errore ha fatto tornare alla mente il disastro combinato da Chris Dyer, Ferrari. Abu Dhabi, 2010. Anche allora fu una chiamata ai box inopportun­a, ancora più devastante, visto che portò alla perdita del Mondiale e alla perdita permanente del sonno per Alonso e Domenicali. Errori umani. Eclatanti perché emanati dai veri padroni della F.1. Tecnici. Teste superfini, abituate ad ostentare un controllo totale sulle macchine, sul destino di chi guida. Il pilota, appunto, ubbidisce. Hamilton come Alonso. Ubbidisce e poi tace, in nome di un senso di appartenen­za ammirevole. Lewis, a differenza di Fernando, ha tempo e un credito da riscuotere per ritrovare sonno e piglio. Intanto ha avuto la forza di comportars­i da campione, compliment­andosi con Rosberg, evitando la polemica. Anche per questo, su uno psicodramm­a da podio, è comparsa una umanità autentica e svelata. Una bella risposta al gelo di una tecnologia imperante e comunque fallace.

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