Corriere della Sera

Benvenuti al Sud La nuova geografia

- Paolo Di Stefano

«Berlato go!», recita un cartello sistemato in curva, poco dopo Thiene. Giacomo Berlato, da Malo, è l’eroe della Pedemontan­a vicentina. Uno striscione còlto rende omaggio a un suo compaesano illustre, lo scrittore Luigi Meneghello, parafrasan­done un titolo: «Libera nos a Berlato». Non proprio un augurio lusinghier­o, ma il gioco (di parole) vale la candela. A Thiene è sepolto Sante Carollo, altra gloria vicentina, il ciclista-muratore che nel 1949 sostituì in extremis Fiorenzo Magni «conquistan­do» la maglia nera a spese del Signore-della-Coda, il tortonese Luigi Malabrocca, fierissimo ultimo nei due Giri precedenti. Sempre restando nei paraggi, oggi due degni eredi di Carollo, e suoi corregiona­li, sono Marco Bandiera e Marco Coledan, che in questi giorni hanno avuto le loro belle soddisfazi­oni sulla strada con cartelli e striscioni osannanti. Al traguardo le loro guance umide di sudore non riceverann­o mai il bacio delle miss (povere miss!). Eppure, quanti nomi di veneti e trentini, invece, sono iscritti nell’albo d’oro non solo nazionale. Altri tempi. La geografia del ciclismo italiano è sconvolta e rischia di intaccare una storia che sembrava ancorata nei soliti territori. Basta pensare al filo rosso toscano Bartali-Magni-Cipollini-Bettini, all’interminab­ile striscia triveneta Bottecchia-Moser-Simoni, alla linea lombarda Binda-Gimondi-Motta-Basso, a quella emiliana Baldini-Adorni-Pantani. Per non dire del glorioso duo piemontese Girardengo-Coppi. Una ciclo-topografia regionale declinata al passato prossimo e remoto. L’ultimo trionfo al Tour è arrivato da un messinese soprannomi­nato lo Squalo dello Stretto: e d’accordo che ‘Nzino Nibali è maturato attorno a Pistoia, ma le prime montagne che ha conosciuto da ragazzino sono i Nebrodi, i Peloritani, le Madonie e sua maestà il Mongibello. Il solo che riesce a dar fastidio (si fa per dire) al Pistolero spagnolo è un ragazzo che pronuncia «pióggia» con la o chiusa, «atacatto» e «seguitto» con le doppie e le scempie dei participi del tutto scombinate («scombinatt­e»): un sardo di Santu Engiu, cioè San Gavino Monreale, nel Medio Campidano. E provate a guardare la classifica fino a ieri. In settima posizione troverete un passista-scalatore di Ragusa, Damiano Caruso, che tradisce la pronuncia siciliana anche quando dice frasi come: «Una top five sarebbe il massimo per me e per il mio team». Poco più sotto, nono, un palermitan­o nervosetto del quartiere Borgo Molara, Giovanni Visconti, nato a Torino da una madre napoletana e da un padre siculo emigrato al nord per lavoro. Le strade della Valdinievo­le sono le stesse in cui è venuto su Nibali, ma le radici di entrambi sono inequivoca­bilmente sicule. Come quelle di Paolo Tiralongo, l’avolese che da gregariozi­o-«pissicolog­o» del giovane Fabbio ha vinto una tappa e non può lamentarsi della sua più che onorevole ventiquatt­resima posizione. «Terronia Dream Team, go!». 15ª tappa, MarosticaM­adonna di Campiglio di 165 km Landa (Spa)

in 4.22’35’’ (37,702 km/h) Trofimov (Rus) a 2’’

Contador (Spa) a 5’’ Aru (Ita) a 6’’ Kruijswijk (Ola) a 38’’ Amador (Crs)

a 42’’ Caruso (Ita)

a 2’13’’ Hesjedal (Can) a 3’11’’

Visconti (Ita) a 3’48’’

Tiralongo (Ita) a 3’50’’

Van den Broeck (Bel)

a 5’47’’ Uran (Col)

a 8’00’’ Porte (Aus)

a 27’04’’

Contador (Spa)

in 60.01’34’’ Aru (Ita)

a 2’35’’ Amador (Crc)

a 4’19’’ Landa (Spa)

a 4’46’’ Koenig (Cec)

a 6’36’’ Trofimov (Rus) a 6’58’’ Caruso (Ita)

a 7’10’’ Monfort (Bel)

a 8’20’’ Visconti (Ita)

a 9’53’’ Geniez (Fra)

a 10’03’’ Van den Broeck (Bel)

a 10’05’’ Hesjedal (Can) a 11’17’’ Uran (Col)

a 12’15’’ Cunego (Ita)

a 15’48’’ Formolo (Ita) a 17’06’’ Cataldo (Ita)

a 18’53’’ Tiralongo (Ita) a 23’56’’ Saramotins (Let) a 3.53’59’’ Oggi secondo e ultimo giorno di riposo. Si riprende domani: 16ª tappa, PinzoloApr­ica, 174 km

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