Corriere della Sera

Decide tutto e fa vincere il vice di Aru «Andava più forte di lui»

Tappa a Landa. Martinelli, la resa: «Alberto è il numero 1»

- DA UNO DEI NOSTRO INVIATI Gaia Piccardi

«Quello che ho davanti si chiama Alberto Contador: ecco la ragione di tutto». Sotto il nobile naso ad anfora, lascito della civiltà nuragica a Villacidro, Sardegna, Fabio Aru non nasconde la frustrazio­ne di chi non sa più cosa inventarsi. Alla testa della compagnia dei celestini, sulla prima montagna vera di questo Giro di cui il pistolero è il sole e gli altri i satelliti, le ha provate tutte. Sin dalla partenza di Marostica tra le ciliegie (le prime: insapori), l’Astana ha lavorato di gamba e polmoni per selezionar­e il gruppo. Sul Passo Daone (inedito) Contador era scortato da Rogers, sull’ultima salita addirittur­a solo. Ma questa volta né triste y né final.

La verità è che al fuoriclass­e spagnolo una squadra che si scompagina al primo soffio di vento e che poi non si danna l’anima per aiutarlo, non serve. Contador è un esemplare di corridore autosuffic­iente. Ha azzannato con grinta da neofita due secondi sul traguardo volante, facendosi altri nemici nel plotone. Ha controllat­o le grandi manovre Astana con sguardi laterali da pescecane. Ha sfruttato la scia di Tiralongo, poi Rosa, poi Landa, mentre Uran si prendeva un’imbarcata da paura (più 8’ all’arrivo) e Porte, ormai alle prese con un Giro grottesco, rischiava di sforare il tempo limite. Ha risposto agli attacchi. Lucido, spietato, quasi irridente. Aru con la sul trittico spaccagamb­e di domani (Tonale-Aprica-Mortirolo) e nemmeno sul Colle delle Finestre sabato, dove il sardo ha affilato le strategie prima di partire per questo romanzo di formazione bello, faticoso e drammatico, addolcito dalla presenza della fidanzata Valentina.

Il gioco di sponda dell’Astana, a lungo andare, rischia di spaccare l’Astana stessa. Grazie al successo di tappa di ieri Landa ora è quarto in classifica generale, a un passo dal costarican­o Amador, e negli scatti in salita è sembrato più fresco e brillante di Aru. «Fabio resta il capitano, mi sacrifiche­rò per lui» ha garantito da buon gregario il basco. Ma cosa succederà se il livello della benzina del sardo dovesse cominciare a segnare rosso? Contador corrobora il dubbio: «Oggi Landa è stato più forte di Aru».

Del suo Giro, salvo imprevisti (e fin qui, con le cadute, non sono mancati), lo spagnolo può disporre come vuole. Da ragioniere, senza vittorie di tappa, come nel 2008, con la testa già in Francia. O spendendos­i per lo spettacolo, e per un pubblico che lo ama. Ieri in corsa ha avuto persino la prontezza di riflessi di strappare di mano un bastone da selfie al solito tifoso invadente. Per le foto ci sarà tempo e modo: sul podio di Milano, Alberto Contador Velasco sfoggerà un sorriso smagliante.

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Replica Alberto Contador Velasco, di Pinto (Madrid) ha già conquistat­o il Giro nel 2008 e nel 2011, quest’ultimo successo gli è stato però revocato

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