Corriere della Sera

Alfa 4C Spider La passione pura di stare al volante

- © RIPRODUZIO­NE RISERVATA di Daniele Sparisci

BALOCCO (VERCELLI) Una sequenza di cartelli indica la velocità per affrontare un tornantino insidioso da seconda marcia. Bisogna rallentare dagli oltre 180 km/h ai 50 in un attimo, per chi non frequenta la pista è un passaggio impression­ante. Alla fine del rettilineo arrivi corto in staccata, succederà altre volte. La potenza dei freni è sorprenden­te, così come tante altre cose dell’Alfa 4C Spider. Macchina «totale» costruita attorno al pilota. Non è uno slogan, appena metti le gomme sull’asfalto della pista di prova della Fiat lo scopri subito. Girare il volante privo di servosterz­o con la forza dei muscoli, sedersi a pochi centimetri dall’asfalto dentro una vasca di carbonio, giocare con i comandi essenziali — niente touch screen, app o connession­i 4G — sono tutti gesti che rimettono l’uomo al centro. Al diavolo la guida autonoma, qui devi fare tutto da solo. Al massimo c’è il manettino: se metti l’impostazio­ne Race, per esperti, inizi a disegnare pendoli. Con quella Dynamics tornano gli ausili elettronic­i e l’auto ti perdona gli errori. Emozioni primordial­i. Sei solo con il vento, i cordoli e il tuono cupo degli scarichi. Su di un’Alfa indiavolat­a che sa farti godere ognuno dei 240 cavalli a disposizio­ne.

Come la coupé, ma la scoperta forse è ancora meglio. Il tetto in tela va levato a mano, pesa 8 kg e s’infila in una sacca nel bagagliaio. Se piove ti fermi al primo autogrill e lo rimonti facile. Un piccolo spoiler nella parte alta del parabrezza protegge dai vortici d’aria quando si viaggia in modalità Targa. Anche questo è in carbonio. Risparmiar­e peso eliminando il superfluo è stato il compito dei progettist­i. Ottimo lavoro, la spider è una piuma: 940 kg, 45 in più della sorella chiusa.

Costa 75 mila euro e finirà nel garage di intenditor­i e collezioni­sti — 2.700 gli ordini per la coupé in Europa, 3.500 il tetto di esemplari prodotti in un anno con il 91% delle vetture che finisce all’estero — ed è un altro biglietto da visita per il rilancio. «Raccoglie lo spirito del marchio e dei modelli del passato, come la 33 Stradale del 1967. Per l’approccio ingegneris­tico, per i materiali e il design — spiega Alberto Cavaggioni, il manager del progetto —. Incarna i valori che hanno fatto grande l’Alfa e sui quali stiamo costruendo il futuro».

Mentre spremiamo la 4C a Balocco quel futuro appare: prototipi travestiti da Maserati per confondere le acque testano la meccanica dell’Alfa che verrà. La berlina della riscossa, che sia Giulia o altro (il nome non è stato ancora deciso) è la scommessa più importante di tutte per Sergio Marchionne e per le migliaia di appassiona­ti che attendono da tanto, troppo tempo, il «ritorno».

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