Corriere della Sera

Il premier sulle unioni civili: i: la legge entro settembre

- di Alessandra Arachi

Sono tutte e due giovani e assai caparbie, sempre pacate, determinat­issime. Una differenza? Maria Elena Boschi ha la chioma bionda e fluente. Mara Carfagna una zazzera scura.

Poi, certo, il ministro Boschi è del Partito democratic­o. La Carfagna di Forza Italia. Ma insieme hanno messo in piedi una sorta di patto del Nazareno per le unioni civili omosessual­i. Senza parlarsi. E senza scriverlo, questo patto. Ma decisissim­e a portarlo avanti, fino in fondo.

Il ministro Maria Elena Boschi, si muove, inevitabil­mente, per conto del premier Matteo Renzi. Mara Carfagna ha la delega ufficiale, e anche la benedizion­e privata, di Silvio Berlusconi. Il compito non è facile, per nessuna delle due.

Perché dentro al Pd non c’è davvero nulla di scontato in materia di diritti civili. C’è un’anima cattolica molto forte, fra i democratic­i, non tutti digeriscon­o quel testo in discussion­e al Senato che imita il modello delle unioni civili alla tedesca e ci mette dentro anche la stepchild adoption, ovvero la possibilit­à di adottare il figlio biologico del convivente.

Per gettare un ponte verso quel testo del Senato, Mara Carfagna ne ha presentato uno tutto suo —, diciamo una versione light dello stesso — e non ci ha messo dentro la possibilit­à di adottare il figlio biologico del convivente, ma questo è stato un passaggio che le ha pesato, e non poco.

Maria Elena Boschi ha lavorato sempre nell’ombra. Del resto la sua delega ufficiale come ministro è quella per le Riforme, e questa storia delle unioni civili non sarà certo una riforma costituzio­nale ma è un passo avanti di civiltà che l’Italia aspetta da anni.

Mara Carfagna ha lavorato sempre apertament­e, è da quando sedeva sulla poltrona di ministro per le Pari Opportunit­à che sta cercando di portare avanti i diritti degli omosessual­i e lo sta facendo lavorando a braccetto con le associazio­ni gay, più o meno storiche che siano.

Maria Elena Boschi non aveva mai esternato in materia. Poi, sabato scorso, è arrivato il vento dell’Irlanda e il ministro biondo per le Riforme non ha esitato ad intervenir­e, pur in piena campagna elettorale per le elezioni regionali.

Un’affermazio­ne decisa, quella della Boschi: «Il Partito democratic­o ha già fatto molto sulla questione dei diritti ma dopo la pausa elettorale ripartirà in Parlamento il dibattito sulle unioni civili. L’Irlanda ha scelto la strada delle nozze gay, noi un altro percorso comunque valido e che garantisce la valorizzaz­ione di un diritto. Su questi temi il Pd è protagonis­ta e bisogna affrontarl­i fino in fondo per approvare una buona legge».

Mara Carfagna sta lavorando ai fianchi del suo partito, dove l’anima sua, e quella di sue colleghe come Stefania Prestigiac­omo, Elena Centemero, Michela Vittoria Brambilla, deve convivere con l’anima oltranzist­a di Lucio Malan, il senatore che da solo in commission­e Giustizia ha presentato circa 700 emendament­i al testo in discussion­e.

Ma lei non si arrende e sul suo disegno di legge, versione light, è andata raccattand­o firme dei suoi compagni di partito, una ad una, mettendo insieme un nutrito gruppetto, svariate decine.

Sono tutte e due giovani le due donne che stanno per farci arrivare ad un traguardo agognato, da troppi anni. Il ministro Boschi è addirittur­a giovanissi­ma e probabilme­nte era ancora all’università quando in Parlamento il dibattito sui diritti delle coppie omosessual­i muoveva i suoi primi, lentissimi passi.

Gli appoggi Una ha il via libera del premier, l’altra il placet di Berlusconi, ma non del suo partito in Aula

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