Corriere della Sera

Il voto spagnolo agita tutta la Ue Strada in salita per l’«austero» Rajoy

La crescita di Podemos, l’affanno dei popolari: governi difficili in molte Regioni. In autunno le Politiche

- A. Ni. @andrea_nicastro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il pendolo politico in Spagna sta andando a sinistra, ma non è né di qui, né di là. L’elettorato si è diviso ideologica­mente al 50% e in più si è spezzato in quattro formazioni, le une contro le altre armate.

Le elezioni amministra­tive di domenica sono un campanello d’allarme per il Partido popular che spacca i timpani. Anni di sacrifici in nome di bilanci austeri hanno presentato il conto. Così come l’infinita sequela di tangenti, nepotismo, sperperi che hanno segnato il centro destra negli ultimi anni. Il trillo è arrivato anche nelle altre capitali europee, a Bruxelles e Francofort­e. Non solo a chi deve evitare gli errori di comunicazi­one commessi dalla squadra del premier Mariano Rajoy. Ma anche ai guardiani di Eurolandia per le conseguenz­e che un’instabilit­à politica porterebbe sui conti del regno iberico. Che ne sarà dei vincoli di spesa delle amministra­zioni locali? Dei tagli alla Sanità o all’Istruzione (in mano alle Regioni)? La Spagna diventerà una seconda Grecia, non per volontà politica, ma per ingovernab­ilità?

Domenica gli spagnoli hanno rinnovato 13 delle 17 Regioni e quasi tutti i loro 8 mila municipi. Non solo il Pp ha perso la maggioranz­a assoluta, ma l’isolamento con il quale ha governato gli ha ridotto le possibili alleanze. Uno contro tutti, tutti contro uno. Anche Ciudadanos, la formazione considerat­a più ideologica­mente affine, ha paura di apparentar­si con il Pp e rimanere marchiata.

Il nuovo avanza, ma non abbastanza. Il successo degli antisistem­a di Podemos spaventa e fa sognare. Con candidati indipenden­ti hanno conquistat­o Barcellona, con ogni probabilit­à governeran­no anche a Madrid. Avranno vetrine importanti per mostrare che lo storico duopolio del post dittatura tra popolari e socialisti, non è una condanna per l’eternità. Ma si sono fermati sotto la soglia della governabil­ità nazionale: terzo partito. Fidatevi, dice ottimista il leader Pablo Iglesias, «è l’inizio del cambio».

Se gli spagnoli replicasse­ro le scelte fatte domenica anche alle Politiche del novembre prossimo, ne uscirebbe un Congresso impossibil­e. Pp e Psoe affiancati con oltre 100 deputati ciascuno. I nuovi arrivati, Podemos a sinistra e Ciudadanos a destra, con 40 e 10 seggi. Nazionalis­ti baschi e catalani sommerebbe­ro una trentina di deputati. Dovrebbero montarsi maggioranz­e arcobaleno con dentro tutto e il contrario di tutto oppure una grande coalizione Pp-Psoe. Un bacio della morte. Quindi? Rajoy annuncia che si ricandider­à premier. «In sei mesi si creeranno posti di lavoro e vincerò le elezioni». Fidatevi. Ma la Spagna è in mezzo al guado.

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