Referendum, Cameron esclude gli «stranieri»
Potranno partecipare soltanto i cittadini britannici. Tenuti fuori migliaia di italiani che lavorano lì
LONDRA Dal referendum con il quale la Gran Bretagna deciderà se continuare o meno a far parte dell’Ue saranno esclusi 1,5 milioni di cittadini europei che vivono, lavorano e pagano le tasse nel Regno Unito. A pochi giorni dalla presentazione della legge in Parlamento, emergono i dettagli su chi avrà diritto al voto. Il referendum, ha fatto sapere Downing Street, seguirà il modello delle elezioni politiche, non amministrative o europee. Potranno votare i cittadini britannici, irlandesi, maltesi, ciprioti e del Commonwealth residenti in Gran Bretagna di età superiore ai 18 anni, i cittadini del Commonwealth che abitano a Gibilterra e i britannici che vivono all’estero da meno di 15 anni.
Le anticipazioni hanno suscitato diverse polemiche. Il Partito laburista, che dopo la sconfitta elettorale ha fatto sapere di non opporsi al referendum, sostiene che escludere i giovanissimi dal voto — nel referendum sull’indipendenza scozzese la soglia era stata abbassata a 16 anni — vuol dire alienarli dalla politica. Il partito guidato da Harriet Harman, così, caldeggerà un emendamento assieme allo Scottish National Party, che con 56 deputati è oggi una forza politica a Westminster. «I giovani sono il nostro futuro», ha sottolineato il capogruppo Angus Robertson. «È il loro Regno Unito, è la loro Europa, hanno il diritto di dire che Paese vogliono».
La difesa degli europei del Regno Unito, invece, è stata assunta da Christian Allard, francese, membro dello Scottish National Party nonché deputato del Parlamento scozzese. Stando alle regole di Downing Street, non ha diritto a votare nel referendum europeo. «È una vergogna — ha detto —. I cittadini europei sono una parte importante delle nostre comunità, lavorano, pagano le tasse, contribuiscono all’economia: zittire la loro voce è tipico di un governo conservatore che ha paura dei suoi elementi di destra e di Ukip». Nigel Farage, leader del Partito indipendentista, si è detto invece «tranquillizzato» dall’esclusione dei cittadini europei.
Un portavoce di Downing Street ha sottolineato che arrivare a una decisione sul diritto di voto non è stato facile, aggiungendo però che «l’appartenenza all’Unione Europea è una questione molto importante per la Gran Bretagna sulla quale è giusto che siano i britannici ad esprimersi». «L’ultimo referendum sull’Europa — ha detto il portavoce — risale a più di 40 anni fa, il che significa che nessun inglese sotto i 58 anni ha mai potuto dire la sua».
All’interno del Partito conservatore non mancano i dissapori. Il commissario Lord Hill sostiene che ci siano «ottime ragioni per restare nell’Ue», mentre il collega Owen Paterson, ex ministro per l’Ambiente, gli risponde che «sbaglia
Dietrofront Il Partito laburista dopo la sconfitta elettorale ha fatto sapere di non opporsi al referendum
completamente » . Proprio quando la legge sul referendum inizierà il suo iter parlamentare, giovedì, il primo ministro David Cameron partirà per una tournée lampo per trattare con i leader europei sulle sue proposte di riforma.