TOSCANA Campagna elettorale fantasma, la vera sfida è Verdini-Bergamini
tradizione la più ostile al centrosinistra.
Una volta superato il dettaglio di elezioni che sembrano svolgersi all’insaputa della Toscana, ci sarebbe poi il compito non facile di tenere a mente tutti i nomi dei candidati del centrodestra e la sua scomposizione modello cubo di Rubik. Sembra ieri che c’era il patto del Nazareno. Chi decideva in Toscana aveva per forza di cose l’egemonia all’interno di Forza Italia, questione di contiguità con Matteo Renzi. La nuova legge elettorale regionale, così simile a quella nazionale, approvata poco prima che l’accordo trasversale
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andasse gambe all’aria è uno degli ultimi frutti di quella stagione. Denis Verdini comandava qui da quindici anni almeno. Adesso la resa dei conti tra l’ex uomo forte di Forza Italia e la viareggina Deborah Bergamini che lo ha scalzato dai posti di comando del partito è in realtà una corsa impari. Memore di recenti tentativi di rivolta, Verdini aveva contribuito a varare un listino facoltativo che avrebbe dovuto decidere a priori i nomi degli eletti, sconosciuti persino agli elettori. Ma la sua arca di Noè è stata subito colpita e affondata. La «nuova» Forza Italia ha deciso di non fare ricorso a quell’espediente che aveva imposto come conditio sine qua non per far passare la nuova legge.
La sfida con la Bergamini si gioca sulle preferenze. «Così vediamo un po’ chi conta davvero da queste parti» avrebbe detto Verdini. Ma è il ruggito di un leone sdentato che ha dovuto ingoiare l’umiliazione di vedere imposto come capolista Marco Stella, già candidato sindaco contro Fausto Nardella, conosciuto come paladino dei bancarellai ambulanti, è figlio d’arte, ma da sempre il più feroce degli anti-verdinisti, così cocciuto nella sua opposizione da essere passato nel giro di pochi mesi da panda compatito da tutti e beniamino di Deborah Bergamini. Il suo pupillo Tommaso Villa è terzo in lista, la nuova legge prevede l’alternanza uomodonna. Verdini ha dato ordine di concentrare le preferenze su di lui, senza dispersioni, anche perché non tira certo aria di gran raccolto. La Lega Nord corre da sola, così come Passione Toscana, che è la lista di Gianni Lamioni, l’imprenditore maremmano scelto da Verdini prima del crollo che si è poi messo in proprio. Dai fasti del patto del Nazareno alla ga- la percentuale dei votanti alle elezioni regionali del 28 marzo 2010 in Toscana: circa 1,8 milioni di cittadini su 3 milioni di aventi diritto ra per il premio di consolazione rappresentato da un consigliere regionale. Così va la vita. Nel crepuscolo azzurro rischia di perdersi la candidatura a presidente di Stefano Mugnai, che promette almeno di restare a fare opposizione. Una novità.
L’indubbia attrazione rappresentata da schede a lenzuolo capaci di contenere i nomi dei 715 candidati consiglieri non sembra suscitare curiosità negli elettori. Ieri Renzi ha esortato i suoi corregionali «a non fare i bischeri» e quindi a votare in massa. L’astensione avanza del dieci per cento a ogni giro di giostra. Per la prima volta il numero di quelli che resteranno a casa potrebbe essere superiore a quello di chi prenderà la strada del seggio. Cosa farà Livorno dopo il terremoto a Cinque Stelle delle Amministrative? E siamo proprio sicuri che a giochi fatti l’assessorato alla Sanità, ovvero il controllo dell’ottanta per cento del bilancio, finirà come promesso all’ultrarenziana Stefania Saccardi, attuale vice di Rossi? In ogni elezione non mancano mai gli spunti interessanti. Ma tutto questo la Toscana non lo sa.