Corriere della Sera

Brigadiere

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Sperava, lo confessa, di passare inosservat­o. Di confonders­i in mezzo ad altri cento nomi. Quando un mese fa Raimondo Etro, 58 anni, romano, ex terrorista delle Brigate Rosse, già condannato a 20 anni e 6 mesi per il sequestro di Aldo Moro, ha letto su internet la petizione lanciata da Giuseppe Messina, poliziotto in pensione, d’impeto ha deciso di firmarla. Petizione al ministro dell’Interno Angelino Alfano per chiedere di dedicare una via, una piazza o una caserma alla memoria del brigadiere Antonio Mea e dell’agente Pierino Ollanu, trucidati da un commando delle Br il 3 maggio 1979 in piazza Nicosia, a Roma, durante l’assalto alla sede regionale della Dc.

Raimondo Etro non c’era e non sparò in via Fani, il 16 marzo 1978. Ma lo stesso, nei mesi precedenti, partecipò attivament­e alla preparazio­ne del sequestro Moro, incaricato da Prospero Gallinari di realizzare

Antonio Mea fu ucciso il 3 Maggio 1979 in Piazza Nicosia, a Roma, da un commando delle Br

Agente

Con il brigadiere c’era l’agente Pierino Ollanu che fu ferito gravemente e morì dopo una settimana uccisi nella pretesa di costruire una società più giusta. Io ora so che non esiste una società più giusta costruita sulla violenza. Tutti quelli che ci hanno provato hanno fallito, hanno creato solo morte e distruzion­e. Il discorso, però, si allarghere­bbe. L’unica cosa che resta è il dolore».

Giuseppe Messina vive oggi a Francofont­e (Siracusa), ma nel maggio ‘79 era a Roma, in servizio al I Distretto di Polizia, nel Centro Storico, ed era un collega, anzi un amico, di Antonio

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