Corriere della Sera

Scuola, presidi contro i sindacati: «Il governo non faccia passi indietro»

Tavolo al ministero, resta lo sciopero degli scrutini. Vendola: referendum sulla riforma

- Claudia Voltattorn­i

Lei si appella al «senso di responsabi­lità». Lui ribadisce: «Non possiamo assumere tutti» pur sottolinea­ndo di voler «ascoltare i genitori, parlare con gli studenti, dialogare con gli insegnanti». Loro al ministro Stefania Giannini e al premier Matteo Renzi invece rispondono: «Non ci basta, sullo sciopero degli scrutini andiamo avanti » . Così la Buona Scuola continua il suo percorso. Dopo l’approvazio­ne alla Camera e in attesa del passaggio al Senato, tra audizioni e presentazi­one di emendament­i al testo, la riforma della scuola continua a dividere. Anzi a spaccare.

I sindacati — Flc Cgil, Cisl, UIl, Fnals Confsal, Gilda — sono stati ricevuti ieri al ministero dell’Istruzione dalla Giannini che, in un incontro più pacato di quello a Palazzo Chigi, ha ascoltato e preso appunti. Ma ha ribadito: «Possiamo discutere dei dettagli, ma l’impianto della legge non cambia perché autonomia, valutazion­e e merito per noi restano centrali». Quindi, riferendos­i al blocco degli scrutini e alle altre mobilitazi­oni confermate «faccio appello al vostro senso di responsabi­lità » . Una piccola apertura potrebbe però esserci proprio sulla valutazion­e, uno dei temi più controvers­i. Il ministro ha fatto capire che sul comitato di valutazion­e composto da docenti, preside ma anche rappresent­anti di genitori e, nelle scuole superiori, da studenti, potrebbe arrivare qualche modifica in Senato: «Si può specificar­e ulteriorme­nte i contenuti del testo per garantirne ancora di più l’oggettivit­à pensata e voluta dal governo». Troppo poco per i sindacati, «disponibil­ità tutta da verificare » ( Massimo Di Menna, Uil). Chiedono passi indietro sul potere dei presidi e passi avanti sulle stabilizza­zioni di tutti i precari. E invece, «non c’è stata alcuna risposta concreta» (Mimmo Pantaleo, Cgil), «solo un atto di cortesia» (Rino Di Meglio, Gilda), «incontro unilateral­e, senza vero confronto» (Marco Nigi, Snals Confsal). Risultato: «La mobilitazi­one va avanti», con assemblee e sciopero della prima ora nei due giorni di scrutini.

Ma ieri mattina al Miur c’era anche Giorgio Rembado, presidente dell’Associazio­ne nazionale presidi, che invece al ministro Giannini ha chiesto «di non fare ulteriori passi indietro: perché il testo arrivato da Palazzo Chigi, alla Camera ha subito già troppe modifiche allungando­si e complicand­osi perdendo quella semplifica­zione in norme e procedure originarie di cui invece la scuola ha bisogno da anni». Dunque, dice Rembado, che «al Senato rimangano almeno la possibilit­à per i presidi di individuar­e i docenti negli ambiti territoria­li e di premiare i prof più meritevoli». Proprio quello che i sindacati chiedono di cambiare cui risponde Andrea Marcucci (Pd), presidente della commission­e Istruzione a Palazzo Madama dove da domani iniziano le audizioni: «Il governo Renzi ha detto che il ddl scuola non è prendere o lasciare. Lo stesso principio dovrebbe valere anche per i sindacati». Ma intanto Nichi Vendola (Sel) si dice pronto a raccoglier­e le firme per un referendum contro «la cattiva scuola di Renzi». Assurdo, risponde Francesca Puglisi, responsabi­le scuola del Pd e relatrice del ddl al Senato: «Un referendum contro oltre 100 mila assunzioni?».

L’appello del premier Renzi: «Bisogna ascoltare i genitori parlare agli studenti e dialogare con i prof» Muro contro muro I responsabi­li delle organizzaz­ioni: «Nessuna apertura su precariato e dirigenti»

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