Corriere della Sera

PASOLINI, CASO ARCHIVIATO MA LA VERITÀ RESTA LONTANA

- Paolo Fallai

Capitolo chiuso sulla morte di Pier Paolo Pasolini: tutto chiaro, tranne la verità. Il gip di Roma ha archiviato la nuova inchiesta sull’omicidio avvenuto all’Idroscalo di Ostia il 2 novembre di quarant’anni fa. Eppure questo tardivo riaccender­si delle indagini, avviato nel 2010 dopo la denuncia presentata da Guido Mazzon, cugino della vittima, aveva raggiunto un risultato importante. La notte dell’omicidio, con Pino Pelosi, unico condannato a 9 anni e 7 mesi, c’erano altre cinque persone. Presenza dimostrata dagli accertamen­ti genetici, che però non hanno consentito alcuna identifica­zione.

Il risultato è una dichiarazi­one di resa: degli stessi magistrati, il procurator­e aggiunto Pierfilipp­o Laviani e il sostituto Francesco Minisci, che avevano chiesto l’archiviazi­one. E del gip Maria Agrimi, che ieri l’ha accolta. È molto probabile che i pochi oggettivi riscontri, scoperti dai Ros dei Carabinier­i sui vestiti del poeta ucciso, offrano trame troppo esili per poter essere coltivate con successo. Ma questo attiene alla logica tecnica di questa inchiesta.

Quello che rimane, fuori da palazzo di giustizia, è che dobbiamo aggiungere l’omicidio Pasolini alla lunga serie dei misteri italiani irrisolti. Con una sensazione che, non essendo giuridica, non deve rispondere a nessun tecnicismo: il fatto che Pasolini non sia stato ucciso solo da un ragazzino lo pensano tutti quelli che hanno letto le carte dell’inchiesta.

Lo stesso Pelosi, «la Rana», ha parlato di tre aggressori. Una infinità di indizi, sull’automobile e i vestiti trovati al suo interno, portano alla stessa conclusion­e. Se c’è un dubbio è come abbiamo fatto — tutti — ad accontenta­rci delle spiegazion­i sbrigative offerte dal processo a Pelosi. La deputata di Sel Serena Pellegrino ha annunciato la richiesta di una commission­e parlamenta­re. Più modestamen­te, ricordando cosa ripeteva ossessivam­ente Laura Betti, ci accontente­remmo di molto meno: «Pier Paolo è morto. Ora non resta che leggerlo, leggerlo, leggerlo».

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