BlackRock ora va all’attacco «Generali, no al voto plurimo»
La forma è diplomatica ma la sostanza è chiara: BlackRock, il numero uno mondiale del risparmio gestito, non guarda con favore al volto plurimo. Anzi: «Per noi rappresenta una problematica di tipo amministrativo e meccanicistico», ha detto ieri Andrea Viganò, responsabile per l’Italia del big americano, rispondendo a una domanda sull’eventuale introduzione in Generali ( dove BlackRock è il terzo azionista con il 2,6%) del voto maggiorato, opzione che consente ai soci presenti da oltre 24 mesi fino al raddoppio della «influenza». «Quando si è azionisti non solo di Generali», ha aggiunto Viganò, «ma di oltre 13 mila aziende nel mondo in modo cospicuo, già l’attività di segnalazione di partecipazioni rilevanti è complessa con un voto per azione».
La dichiarazione, che va riferita implicitamente anche alle altre società quotate italiane dove BlackRock è in vari casi fra i principali investitori (come in Unicredit e Intesa Sanpaolo, dove è fra i primi in entrambi i casi con il 5% circa), si inserisce nel dibattito che si è aperto sul tema fra i soci rilevanti del Leone di Trieste. Di recente si sono espressi a favore del voto maggiorato, la cui introduzione richiede modifiche statutarie e quindi il sì dei due terzi dei soci in assemblea, Lorenzo Pellicioli (De Agostini, a Trieste con il 2,4%) e Francesco Gaetano Caltagirone, vicepresidente del gruppo assicurativo e azionista con il 2,2%. Il presidente della compagnia Gabriele Galateri ha poi detto in assemblea che «se ne occuperanno i prossimi consigli. La decisione spetta comunque ai soci». Infine Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, primo azionista a Trieste con il 13,2%, ha detto che l’argomento «va analizzato e condiviso con i principali investitori istituzionali per capire se c’è consenso su uno strumento che allinea nel lungo termine soci e management, ma che in alcune situazioni è stato capito e assecondato, in altre meno».
La questione è dunque quella del «consenso» da parte del «mercato», soprattutto laddove il peso dei fondi internazionali è crescente e rilevante cone in buona parte delle società quotate. In linea di massima gli investitori istituzionali internazionali per «vocazione» di business, anche quando non si presentano come speculativi di breve termine, aderiscono al principio «un’azione-un voto». E una conferma di tale orientamento sembra provenire dalla dichiarazione pur «tecnica» e generica di BlackRock.