Rai Cultura regala un racconto intenso sulla Prima guerra mondiale
Nel giorno del centenario della Prima guerra mondiale, Rai Cultura ha presentato un documentario di grande impegno e di intenso impatto emotivo: «L’Italia va alla guerra» (Rai1, domenica, ore 16.35). Un gruppo di giovani storici (Alessandra Tarquini, Elena Papadia, Marco Mondini, Monica Paccini, Dario De Santis), coordinati in studio da Paolo Mieli, ha raccontato la tragedia della Grande guerra: dall’entusiasmo iniziale a un finale disincanto, dall’orrore del conflitto al silenzio del lutto e del dolore.
La Grande guerra è stata un’esperienza di massa senza precedenti, e i suoi effetti si sono fatti sentire
Vincitori e vinti
AFFARI TUOI Flavio Insinna Insinna batte Berlusconi: i pacchi di Rai1 sono seguiti da 4.591.000 spettatori, 18,5% di share CHE TEMPO CHE FA Silvio Berlusconi in ogni campo della vita sociale. Nato da una contesa locale, per poi trasformarsi in uno scontro tra due blocchi di potenze per l’egemonia europea e mondiale, il conflitto si è chiuso non solo con uno spaventoso numero di perdite umane, ma anche con un drastico ridimensionamento del peso politico dell’Europa sulla scena internazionale.
Sono in molti a sostenere che la Grande guerra ha rappresentato il tragico ingresso nella modernità: lo ha reso manifesto, lo ha offerto dispiegato nelle sue valenze di spettacolo terrificante, lo ha fatto penetrare nella testa della gente modificando in maniera estesa e durevole la stessa percezione del mondo. Attraverso la guerra, la modernità (rappresentata principalmente da una formidabile industria bellica, dalla industrializzazione del conflitto) è diventata essa stessa un evento.
Le conseguenze sono state gravi e impreviste: quattro anni di duri scontri, milioni di giovani stroncati nel fiore della loro giovinezza, lo sfascio delle famiglie, rovine e miseria dappertutto, una crisi economica e umana per conseguire quella «vittoria» che in Italia fu detta «mutilata» e che divenne fonte di altre rivendicazioni. Le lettere dal fronte, lette con partecipazione, hanno restituito il senso di una tragedia da cui nessuno ha tratto vantaggi: devastazioni, lutti, animi inaspriti.