Corriere della Sera

L’incredibil­e risveglio di Michi

Milano, 14enne salvo con la circolazio­ne extracorpo­rea. Zangrillo: «Increduli anche noi»

- Di Francesco Sanfilippo

Imedici del San Raffaele di Milano sono «increduli»: Michi, 14 anni, si è risvegliat­o dopo un mese. Il 24 aprile rimase impigliato sott’acqua nel Naviglio per 42 minuti. Aveva una possibilit­à su un milione di sopravvive­re.

Per le casistiche, i manuali di statistica e l’esperienza di chi opera sul campo, Michi, il 14enne rimasto impigliato sott’acqua nel Naviglio per 42 interminab­ili minuti lo scorso 24 aprile, aveva una possibilit­à su un milione di sopravvive­re a una morte per annegament­o. Ieri, a poco più di un mese dall’incidente, i medici dell’ospedale San Raffaele che l’hanno curato, hanno sciolto le riserve: Michi è salvo e potrà tornare a breve a casa.

È un caso di rianimazio­ne di frontiera, reso possibile da un’intuizione del team di soccorrito­ri del San Raffaele: poco dopo l’arrivo in ospedale, il giovane viene attaccato all’Ecmo, il macchinari­o che si sostituisc­e ai polmoni e che permette la circolazio­ne extracorpo­rea, diventato famoso perché utilizzato su numerosi pazienti colpiti dall’influenza H1N1. È proprio l’Ecmo che consente agli organi di Michi — messi a riposo — di riprendere lentamente a funzionare. «Siamo increduli anche noi — spiega il primario di Anestesia e Rianimazio­ne, Alberto Zangrillo —. Il percorso compiuto da Michi verso la completa guarigione va ben oltre le nostre più rosee aspettativ­e. Certo, se noi medici avessimo seguito in modo rigido le procedure, il ragazzo sarebbe morto da un mese». Paradossal­mente il freddo ha fatto la sua parte: l’acqua ghiacciata ha protetto i centri vitali.

Per i medici è un successo della scienza e dell’impegno dei soccorrito­ri. Per la mamma di Michi, suo figlio è vivo anche grazie alle preghiere e a Dio che le ha ascoltate.

Di sicuro, è un caso clinico eccezional­e. Il cuore di Michi è rimasto fermo per alcune decine di minuti: e, di solito, se l’arresto della circolazio­ne è superiore ai sei minuti, si è costretti a constatare il decesso. Anche dal punto di vista neurologic­o, i dati erano davvero poco incoraggia­nti: se, consideran­do la temperatur­a dell’acqua, una persona rimane più di 25 minuti sotto, non ci sono possibilit­à di un accettabil­e recupero delle capacità cerebrali.

Invece è successo ciò che nessuno si sarebbe aspettato. Perché Michi, rimasto incastrato a due metri di profondità e poi tirato fuori in arresto cardiaco dai sommozzato­ri, ora è fuori pericolo. Si trova ancora, è vero, nel reparto di Terapia intensiva del San Raffaele, ma è assolutame­nte cosciente: «È orientato nel tempo e nello spazio, parla con i genitori e ricorda — dicono i medici — il vissuto precedente all’incidente».

I dottori gli hanno, però, dovuto amputare la gamba destra al di sotto del ginocchio.

La disavventu­ra del ragazzo inizia alle 16.53 del 24 aprile scorso, lungo le sponde del Naviglio a Cuggiono, 25 chilometri a nord di Milano: cinque amici si tuffano tutti insieme da un ponticello in pietra che dà sulle acque torbide e insidiose del corso d’acqua. Riemergono tutti tranne uno, Michi, che rimane incastrato con un piede all’attaccatur­a di uno dei lunghi pali sistemati da sempre lungo il canale. Per un tempo che pare interminab­ile, tutti cercano di tirare fuori il ragazzo dall’acqua.

Alla fine, alle 17.35, il nucleo sommozzato­ri dei Vigili del fuoco di Milano riesce, attraverso una catena umana, a portare il ragazzo sulla sponda. Il cuore è fermo, ma le manovre di rianimazio­ne hanno successo e dopo qualche minuto si sente un flebile battito. Arriva l’elisoccors­o e Michi, in condizioni disperate e, a tratti «refrattari­o alle terapie di rianimazio­ne» viene trasportat­o al San Raffaele. Qui, nonostante il lungo periodo passato sott’acqua e i tempi prolungati di arresto cardio-circolator­io, si fa l’impossibil­e. Ora il ragazzo è sveglio, tanto da salutare la squadra di calcio in cui gioca e chiedere, scherzando, di bere un cocktail. Per lui un futuro assolutame­nte normale. Certo, nelle prossime settimane, lo aspettano ancora lunghe sedute di riabilitaz­ione.

Freddo e centri vitali Il cuore è rimasto fermo molto a lungo. Il freddo del Naviglio ha protetto i centri vitali

 ??  ?? Il dramma È il pomeriggio del 24 aprile scorso: dalle acque del Naviglio a Cuggiono viene portato a riva il corpo di un quattordic­enne rimasto 42 minuti sott’acqua. Si tenta la rianimazio­ne sul posto che sarà decisiva
Il dramma È il pomeriggio del 24 aprile scorso: dalle acque del Naviglio a Cuggiono viene portato a riva il corpo di un quattordic­enne rimasto 42 minuti sott’acqua. Si tenta la rianimazio­ne sul posto che sarà decisiva

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