Corriere della Sera

Hong Kong e Cayman la selva oscura dell’Inter di Thohir

A monte della società finanziari­e sconosciut­e e paradisi fiscali L’affare Merdeka e le quote delle holding del presidente in pegno

- di Mario Gerevini a pagina 47

Contratti, finanziame­nti, denaro che viaggia sull’asse Cayman-Thohir. L’affare Merdeka è una selva oscura nella nuova Inter del patron indonesian­o. Ci porta in mezzo al Pacifico con rimbalzo a Hong Kong dove è germogliat­o un sistema di finanziari­e, in parte sconosciut­e, che costituisc­e l’impianto societario a monte della società nerazzurra. Nessuna di esse ha dipendenti, né uffici operativi, solo un domicilio dove qualcuno ben pagato ritira la posta. Dunque Hong Kong è la base, Cayman la sponda. Qui è registrata la Merdeka Investment Ltd che ha preso in pegno le quote delle holding di Erick Thohir, la cui personale consistenz­a patrimonia­le è sempre più un punto di domanda. La riservatez­za regna sovrana. Gli argomenti di questo articolo sono stati anticipati lunedì via mail all’ufficio stampa dell’Inter e al gruppo Thohir per avere chiariment­i: nessuna risposta. Un mese fa, per dire, senza nulla comunicare la «Internatio­nal Sports Capital» di Hong Kong ha conferito la proprietà dell’Inter (70%) a un’omonima società italiana che potrebbe essere la porta d’ingresso di nuovi soci o un veicolo per emettere bond. La manovra è stata accompagna­ta da una perizia indipenden­te che valuta il 100% del gruppo FC Internazio­nale 296 milioni.

Partiamo proprio dall’Inter per capire come si arriva nel paradiso fiscale del Pacifico. Thohir è entrato a novembre 2013 con un aumento di capitale da 75 milioni. Un anno fa con un’imponente manovra da 230 milioni, diretta da Goldman Sachs, è stato rifinanzia­to il debito dei nerazzurri al tasso variabile Euribor a tre mesi più spread del 5,5% e scadenza 2019. In pegno alle banche sono finite le principali quote del gruppo e tutti i marchi. Contestual­mente (siamo tra maggio e giugno 2014) anche Thohir ha prestato soldi all’Inter: 22,3 milioni. Però a un tasso dell’8% annuo. Vuol dire portare a Giacarta, puliti, 1,78 milioni di interessi annui. Strana operazione per chi dovrebbe sopportare il rischio d’impresa e quindi, semmai, capitalizz­are la sua società. La Fininvest, per esempio, ha tenuto in piedi il Milan versando 64 milioni in conto capitale solo nel 2014. E quando lo finanzia lo fa a tasso zero (22,5 milioni di cui una parte cancellati).

Il prestito erogato ai nerazzurri dalla Internatio­nal Sports Capital di Hong Kong scade dopodomani, il 29 maggio, ma con possibilit­à di proroga a richiesta scritta. A differenza di quanto appaia dall’organigram­ma sul sito ufficiale, Thohir non è solo presidente ma anche amministra­tore delegato con tutti i poteri. Quindi anche quelli di pilotare un rinnovo del finanziame­nto che gli garantireb­be altri 1,78 milioni. Coincidono il suo interesse e quello dell’Inter? L’affare Merdeka si mette in moto quando, nel maggio 2014, scatta il prestito all’Inter. Come se l’origine di quei soldi fosse Cayman. Ma può essere solo una coincidenz­a. Una serie di contratti di finanziame­nto vengono siglati dalla Internatio­nal Sports Capital, che ha il 70% dell’Inter, e dalla sua controllan­te Asian Sports Ventures con la Merdeka Investment­s. Le prime due appartengo­no alla lunga catena societaria che dall’Inter sale su fino all’ultimo gradino, Nusantara Sports Ventures, prima di vedere l’indonesian­o in carne e ossa (curiosità: tutte le società di Hong Kong appartenen­ti a Thohir condividon­o la sede con quelle di Kenneth Huang il cinese che nel 2012 arrivò a un passo dal rilevare il 15% dell’Inter). Merdeka è un punto di domanda in mezzo al mare. Si sa che è gestita dal network di profession­isti dell’Intertrust. Ma non si sa quanti soldi abbia pompato verso le holding di Thohir né di chi sia questo denaro, se dello stesso uomo d’affari, della sua famiglia (il fratello Garibaldi è numero 37 nel ranking indonesian­o di Forbes) o di altri. In ogni caso oggi a Hong Kong sono registrati una serie di «Statement of particular­s of charge» da cui risulta iscritto un pegno sulle due holding di Thohir a favore della società di Cayman e di una sua branch di Singapore. Il pegno è una garanzia che il creditore «incassa» se il debito non viene saldato. Il 15 novembre dell’anno prossimo scadono i tre anni che Thohir si è dato (e ha promesso) per risanare e rilanciare l’Inter. A crescere, per adesso, è la ragnatela di finanziame­nti, pegni, holding e paradisi fiscali che avvolge il gruppo.

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