Atene: «Verso l’accordo, ripaghiamo tutto»
Grecia (ed Europa) smorzano i timori di un default. Casse vuote: e Varoufakis studia nuove tasse
Avremo un accordo e ripagheremo il Fondo monetario, dice il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis. Ho l’impressione che eviteremo il default, conferma il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Facciamo progressi, chiosa il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici. Al tranquillo weekend di paura segue il valzer delle cortesie. Unanime l’intento di rassicurare politica e mercati dopo l’allarme sull’impossibilità per Atene di rimborsare entro il 5 giugno la rata da 312 milioni di euro all’Fmi. Decisivi i prossimi giorni per raggiungere un’intesa almeno parziale con i creditori su riforme e nuovi aiuti. E i greci aspettano.
L’onda d’entusiasmo che ha portato la sinistra radicale di Alexis Tsipras al governo si è esaurita ed è ormai chiaro che non ci sarà la rivoluzione promessa, eppure i sondaggi dicono che se si tornasse a votare oggi il premier sarebbe confermato con una maggioranza ancora più ampia, segno che la rottura con la vecchia classe dirigente resta in cima alle richieste degli elettori. Non cambiano invece le distorsioni del sistema economico, prima tra tutte l’evasione fiscale. Insieme a contributi sociali e surplus di bilancio, è uno dei grandi temi al centro del negoziato con il Gruppo di Bruxelles che torna a riunirsi oggi. Ieri Varoufakis ha riportato alla stampa un’ipotesi avanzata dai creditori, e respinta da Atene, che prevedeva tasse per tutte le transazioni bancarie, compresa una lieve imposta sui prelievi da bancomat.
Il valore annuale delle transazioni in Grecia si aggira intorno ai 660 miliardi di euro e il governo non esclude nuove forme di tassazione per sanare un buco fiscale da tre miliardi, ma non intende toccare le operazioni agli sportelli per non disincentivare l’uso delle carte di debito e credito, promosso contro evasione e riciclaggio. In circolazione ci sono 2,5 milioni di carte di credito e 10 milioni di carte bancomat (su una popolazione di quasi 11 milioni, molti utenti hanno più conti). Nei primi anni Duemila erano le stesse banche a contattare i clienti per «regalare» i loro prodotti, carte incluse – pratiche da ubriacatura pre crisi.
Quella contro il denaro contante resta una battaglia culturale difficile per il governo soprattutto lontano dalle grandi città, nei villaggi dell’entroterra dove spesso gli istituti bancari non hanno sedi. Varoufakis le sta provando tutte e per le isole con più di tremila abitanti ha ipotizzato il divieto di pagare cash gli importi superiori ai 70 euro. I giornali ironizzano sulla valanga di scontrini da 69 euro in arrivo, «Sarà l’estate del 69». Possibili anche una tassa sulle auto ecologiche e un condono fiscale con aliquote del 15% «modello italiano» per chi abbia depositato denaro all’estero e ora accetti di regolarizzare la propria posizione e del 30% per quanti riporteranno in Grecia le somme spostate in nero. Il governo ha poi disposto per istituzioni e imprese pubbliche ( 1.193 conti) l’obbligo di trasferire d’urgenza le riserve alla Banca centrale.
Dopo la rata del 5 giugno la Grecia dovrà pagarne presto altre per ripianare il debito da 1,6 miliardi di euro con l’Fmi. Poi ci sono i rimborsi dei titoli Bce e i pagamenti interni, in un contesto di «crisi umanitaria». «I creditori ci vengano incontro — ripete Varoufakis —. Tre quarti di strada li abbiamo già fatti noi».