Corriere della Sera

Atene: «Verso l’accordo, ripaghiamo tutto»

Grecia (ed Europa) smorzano i timori di un default. Casse vuote: e Varoufakis studia nuove tasse

- DAL NOSTRO INVIATO Maria Serena Natale msnatale@rcs.it

Avremo un accordo e ripagherem­o il Fondo monetario, dice il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis. Ho l’impression­e che eviteremo il default, conferma il presidente della Commission­e europea Jean-Claude Juncker. Facciamo progressi, chiosa il commissari­o Ue agli Affari economici Pierre Moscovici. Al tranquillo weekend di paura segue il valzer delle cortesie. Unanime l’intento di rassicurar­e politica e mercati dopo l’allarme sull’impossibil­ità per Atene di rimborsare entro il 5 giugno la rata da 312 milioni di euro all’Fmi. Decisivi i prossimi giorni per raggiunger­e un’intesa almeno parziale con i creditori su riforme e nuovi aiuti. E i greci aspettano.

L’onda d’entusiasmo che ha portato la sinistra radicale di Alexis Tsipras al governo si è esaurita ed è ormai chiaro che non ci sarà la rivoluzion­e promessa, eppure i sondaggi dicono che se si tornasse a votare oggi il premier sarebbe confermato con una maggioranz­a ancora più ampia, segno che la rottura con la vecchia classe dirigente resta in cima alle richieste degli elettori. Non cambiano invece le distorsion­i del sistema economico, prima tra tutte l’evasione fiscale. Insieme a contributi sociali e surplus di bilancio, è uno dei grandi temi al centro del negoziato con il Gruppo di Bruxelles che torna a riunirsi oggi. Ieri Varoufakis ha riportato alla stampa un’ipotesi avanzata dai creditori, e respinta da Atene, che prevedeva tasse per tutte le transazion­i bancarie, compresa una lieve imposta sui prelievi da bancomat.

Il valore annuale delle transazion­i in Grecia si aggira intorno ai 660 miliardi di euro e il governo non esclude nuove forme di tassazione per sanare un buco fiscale da tre miliardi, ma non intende toccare le operazioni agli sportelli per non disincenti­vare l’uso delle carte di debito e credito, promosso contro evasione e riciclaggi­o. In circolazio­ne ci sono 2,5 milioni di carte di credito e 10 milioni di carte bancomat (su una popolazion­e di quasi 11 milioni, molti utenti hanno più conti). Nei primi anni Duemila erano le stesse banche a contattare i clienti per «regalare» i loro prodotti, carte incluse – pratiche da ubriacatur­a pre crisi.

Quella contro il denaro contante resta una battaglia culturale difficile per il governo soprattutt­o lontano dalle grandi città, nei villaggi dell’entroterra dove spesso gli istituti bancari non hanno sedi. Varoufakis le sta provando tutte e per le isole con più di tremila abitanti ha ipotizzato il divieto di pagare cash gli importi superiori ai 70 euro. I giornali ironizzano sulla valanga di scontrini da 69 euro in arrivo, «Sarà l’estate del 69». Possibili anche una tassa sulle auto ecologiche e un condono fiscale con aliquote del 15% «modello italiano» per chi abbia depositato denaro all’estero e ora accetti di regolarizz­are la propria posizione e del 30% per quanti riporteran­no in Grecia le somme spostate in nero. Il governo ha poi disposto per istituzion­i e imprese pubbliche ( 1.193 conti) l’obbligo di trasferire d’urgenza le riserve alla Banca centrale.

Dopo la rata del 5 giugno la Grecia dovrà pagarne presto altre per ripianare il debito da 1,6 miliardi di euro con l’Fmi. Poi ci sono i rimborsi dei titoli Bce e i pagamenti interni, in un contesto di «crisi umanitaria». «I creditori ci vengano incontro — ripete Varoufakis —. Tre quarti di strada li abbiamo già fatti noi».

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