Corriere della Sera

Berlusconi e la ricerca del nuovo leader: spero spunti sotto un cavolo, come Renzi

Rivaluta l’Italicum e le primarie (regolate per legge). «Due anni e mezzo per la casa dei moderati»

- Paola Di Caro

Per i suoi, l’importante è che ci sia, e che parli: «Berlusconi in campo vale da solo 5 punti», assicura a nome dei sondaggist­i Renato Brunetta. E Silvio Berlusconi, in questa campagna per le Regionali, parla parecchio, in tivù e nei comizi. È andato per la prima volta da Fazio domenica, ieri è tornato nel salotto di Bruno Vespa, ma i messaggi lanciati descrivono un orizzonte e una linea di marcia ancora tutta da definire. personali ambizioni» per convergere nel rassemblem­ent dei moderati che è l’unica speranza del centrodest­ra per sfidare Renzi. Alfano e Fitto? «Si sono condannati all’assoluta irrilevanz­a politica » . I suoi figli? «Hanno un padre che non gli lascerà mai fare politica, dopo il male che ho subito in questi 21 anni di politica come padre farei un atto di imperio per impedirlo » . Lui stesso? « Non penso si voti prima del 2018, e non penso assolutame­nte di essere candidabil­e, anche se sono convinto che la Corte di Strasburgo invaliderà la sentenza a mio carico. Il mio ruolo è quello del propositor­e».

Insomma, il leader sembra proprio non esserci, anche se Berlusconi continua a comportars­i come tale e nello stesso tempo a far immaginare sorprese: «Ho qualche nome in mente, ma non lo brucio...». Anche per questo c’è un’aperture sulle primarie (che di coalizione non ha mai escluso): «Con regole certe vanno bene. Magari ci sarà anche un intervento legislativ­o del Parlamento su questo». E potrebbe essere questa l’unica via con l’Italicum che, a sorpresa, adesso all’ex premier «va bene» perché spingerà tutti i partiti «anche la Lega» a fare una lista unica, un «grande ombrello dove staremo tutti insieme».

La verità è che — come sanno bene in FI — le Regionali avranno un impatto molto forte su quello che potrebbe essere il futuro del centrodest­ra, e sbilanciar­si oggi sulle evoluzioni possibili avrebbe poco senso. Per questo Berlusconi sembra mettere le mani avanti rispetto al risultato del suo partito fissando una soglia molto bassa come percentual­e minima da ottenere: «Forza Italia non scenderà sotto il 10%...». E in ogni caso, se Salvini prenderà più voti «non succede nulla», l’obiettivo resterà quello di costruire il partito dei moderati, entro «due anni e mezzo».

Ma dopo il voto anche altro potrebbe cambiare. Perché se è vero che su Renzi Berlusconi si mostra ancora fermo, escludendo un Nazareno due visto che il premier «non ha rispettato» l’intesa di decidere assieme, è altrettant­o vero che alla domanda se dopo le elezioni potrà in qualche forma riprendere il dialogo sulle riforme dice che «adesso non lo so», che si vedrà. E comunque, dal punto di vista personale, il rapporto con Renzi «è garbato», e questo è «positivo». E non si è mai interrotto: «Non lo sento da gennaio, ma parliamo tramite persone che conoscono me e lui». E magari è anche per questo che il leader azzurro stenta a credere che Denis Verdini, favorevole alla ripresa del dialogo e uomo di collegamen­to fra lui e Renzi, possa davvero andarsene dal partito: «È leale e affettuoso, non credo a tutte le voci che circolano...». E anche con il capo dello Stato Sergio Mattarella il rapporto è «normale», tanto che Berlusconi pensa di accettare «l’invito al Quirinale per le celebrazio­ni del 2 giugno».

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