Corriere della Sera

Il leader pd: lunedì saremo il primo partito

Il premier: se perdo un passo indietro? Posso fare molte cose, difficilme­nte quelle che ha fatto D’Alema E insiste sul sindacato unitario: «Decidano loro, ma quando ai tavoli trovo 17 sigle avrei bisogno dei sali»

- Marco Galluzzo

Non è un test nazionale, dice che contano più i numeri della ripresa che i voti delle Regionali, i posti di lavoro nuovi piuttosto che il dato finale di domenica sera, pensando all’economia prima che ai governator­i che verranno, eppure visto che comunque si vota, Matteo Renzi, anche se con una punta di distacco, si chiude per un giorno a Palazzo Chigi e rilascia decine di interviste, soprattutt­o alle tv locali.

C’è il ritorno di Berlusconi fra gli argomenti, le provocazio­ni dell’ex premier, quell’invito a dimettersi se il dato finale sarà negativo per il Pd. La risposta di Renzi è articolata, ma ha una sintesi che si impone: «Io non attacco Berlusconi dal punto di vista personale come ha fatto la sinistra negli ultimi anni. Però credo che dovendo scegliere tra il Pd e Forza Italia, il Pd è il futuro, Forza Italia è il passato».

Del Pd ha dati in mano che lasciano ben sperare e la convinzion­e che «possa farcela tranquilla­mente, che lunedì mattina sarà ancora una volta il primo partito in questo Paese». E se gli si chiede se è immaginabi­le uno suo «passo indietro » , come quello che fece D’Alema a suo tempo, la risposta è questa: «Posso fare molte cose nella vita, difficilme­nte quelle che ha fatto D’Alema».

Nel dettaglio le previsioni che possono essere fatte sono molteplici, c’è l’amissione che «alcune partite sono molto difficili», come in Campania e in Liguria, oltre che in Veneto, ma il premier è soddisfatt­o di una dato che è già positivo: «Dico buon voto agli italiani e speriamo che dal giorno dopo ci possa essere lo stesso clima di civiltà che, tocco ferro, per il momento ho visto in questa campagna elettorale. A parte due o tre che urlano sempre, i Grillo, i Salvini, ho visto toni molto rispettosi e a me fa piacere», dice nel corso dell’intervista rilasciata a Ballarò.

Se nei giorni scorsi ha detto che il Pd può vincere «4 a 3», è «perché il Pd non era abituato a vincere così tanto». Sulla Campania: «Stefano Caldoro è una persona seria, ma mi auguro che sia Vincenzo De Luca a vincere. De Luca è il mio candidato e la Campania è la regione più strategica per il Pil nazionale». A partire dal futuro di Bagnoli, sul quale il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, «pensa solo a mettere le bandierine».

Sulla Liguria: «Berlusconi è aiutato dalla sinistra che ha fatto una lista autonoma per far perdere il Pd, ma io credo che riusciremo a vincere lo stesso». E se TvMarche gli chiede un parere sul fatto che l’ex Cavaliere non farà tappa nella Regione: «Berlusconi è così, cambia idea in continuazi­one: è successo per il patto del Nazareno, ora accade con Spacca. Bisogna prenderlo per quello che è».

Su tutto comunque c’è un ottimismo di lungo periodo: «Gli italiani prima di noi hanno visto dei politici che hanno speso quello che non avevano. Sono andati al ristorante e hanno lasciato da pagare a quelli dopo, noi siamo quelli dopo. Sono convinto che l’Italia ha resistito nel momento peggiore. La situazione è complicata ma non così preoccupan­te perché per la prima volta dopo 11 trimestri c’è un segno positivo, per la prima volta dopo molto tempo il lavoro torna a crescere più solido e meno precario. Se facciamo le cose perbene l’Italia tornerà a guidare l’economia dell’eurozona».

E se la sua uscita sul sindacato unitario ha suscitato polemiche la risposta è che «il sindacato unitario c’è già, in Germania e in alcune realtà del Regno Unito: poi deciderann­o loro come organizzar­si. Io so che quando mi metto ai tavoli e trovo 17 sigle sindacali avrei bisogno dei sali».

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