Il leader pd: lunedì saremo il primo partito
Il premier: se perdo un passo indietro? Posso fare molte cose, difficilmente quelle che ha fatto D’Alema E insiste sul sindacato unitario: «Decidano loro, ma quando ai tavoli trovo 17 sigle avrei bisogno dei sali»
Non è un test nazionale, dice che contano più i numeri della ripresa che i voti delle Regionali, i posti di lavoro nuovi piuttosto che il dato finale di domenica sera, pensando all’economia prima che ai governatori che verranno, eppure visto che comunque si vota, Matteo Renzi, anche se con una punta di distacco, si chiude per un giorno a Palazzo Chigi e rilascia decine di interviste, soprattutto alle tv locali.
C’è il ritorno di Berlusconi fra gli argomenti, le provocazioni dell’ex premier, quell’invito a dimettersi se il dato finale sarà negativo per il Pd. La risposta di Renzi è articolata, ma ha una sintesi che si impone: «Io non attacco Berlusconi dal punto di vista personale come ha fatto la sinistra negli ultimi anni. Però credo che dovendo scegliere tra il Pd e Forza Italia, il Pd è il futuro, Forza Italia è il passato».
Del Pd ha dati in mano che lasciano ben sperare e la convinzione che «possa farcela tranquillamente, che lunedì mattina sarà ancora una volta il primo partito in questo Paese». E se gli si chiede se è immaginabile uno suo «passo indietro » , come quello che fece D’Alema a suo tempo, la risposta è questa: «Posso fare molte cose nella vita, difficilmente quelle che ha fatto D’Alema».
Nel dettaglio le previsioni che possono essere fatte sono molteplici, c’è l’amissione che «alcune partite sono molto difficili», come in Campania e in Liguria, oltre che in Veneto, ma il premier è soddisfatto di una dato che è già positivo: «Dico buon voto agli italiani e speriamo che dal giorno dopo ci possa essere lo stesso clima di civiltà che, tocco ferro, per il momento ho visto in questa campagna elettorale. A parte due o tre che urlano sempre, i Grillo, i Salvini, ho visto toni molto rispettosi e a me fa piacere», dice nel corso dell’intervista rilasciata a Ballarò.
Se nei giorni scorsi ha detto che il Pd può vincere «4 a 3», è «perché il Pd non era abituato a vincere così tanto». Sulla Campania: «Stefano Caldoro è una persona seria, ma mi auguro che sia Vincenzo De Luca a vincere. De Luca è il mio candidato e la Campania è la regione più strategica per il Pil nazionale». A partire dal futuro di Bagnoli, sul quale il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, «pensa solo a mettere le bandierine».
Sulla Liguria: «Berlusconi è aiutato dalla sinistra che ha fatto una lista autonoma per far perdere il Pd, ma io credo che riusciremo a vincere lo stesso». E se TvMarche gli chiede un parere sul fatto che l’ex Cavaliere non farà tappa nella Regione: «Berlusconi è così, cambia idea in continuazione: è successo per il patto del Nazareno, ora accade con Spacca. Bisogna prenderlo per quello che è».
Su tutto comunque c’è un ottimismo di lungo periodo: «Gli italiani prima di noi hanno visto dei politici che hanno speso quello che non avevano. Sono andati al ristorante e hanno lasciato da pagare a quelli dopo, noi siamo quelli dopo. Sono convinto che l’Italia ha resistito nel momento peggiore. La situazione è complicata ma non così preoccupante perché per la prima volta dopo 11 trimestri c’è un segno positivo, per la prima volta dopo molto tempo il lavoro torna a crescere più solido e meno precario. Se facciamo le cose perbene l’Italia tornerà a guidare l’economia dell’eurozona».
E se la sua uscita sul sindacato unitario ha suscitato polemiche la risposta è che «il sindacato unitario c’è già, in Germania e in alcune realtà del Regno Unito: poi decideranno loro come organizzarsi. Io so che quando mi metto ai tavoli e trovo 17 sigle sindacali avrei bisogno dei sali».