Corriere della Sera

Torna l’asse franco-tedesco per riformare l’eurozona Dall’Italia «bozza ambiziosa»

Intensi negoziati sul Rapporto dei presidenti voluto da Juncker

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Danilo Taino

Lunedì prossimo, Angela Merkel riceverà nella cancelleri­a di Berlino il presidente francese François Hollande e il presidente della Commission­e europea Jean-Claude Junker. Sarà un tentativo di rilanciare l’asse franco-tedesco in un momento di impasse della Ue: su una proposta che, in teoria, potrebbe portare a modifiche, alcune forse significat­ive, nei rapporti tra Stati nazionali e Bruxelles. I tre leader discuteran­no dei passi da prendere per riformare la governance dell’eurozona e per integrarne il processo decisional­e. I governi tedesco e francese hanno preparato un documento comune sull’argomento e lo presentera­nno al numero uno della Commission­e.

La bozza di Berlino e Parigi ha un peso specifico rilevante. Non è però l’unica preparata in vista del vertice Ue di fine giugno che si occuperà della questione. Tutti i governi, almeno quelli dell’area euro, arriverann­o probabilme­nte con la loro visione: il documento italiano — nove pagine titolate «Completare e rafforzare l’Emu » (Unione monetaria europea) — è già in circolazio­ne a Bruxelles e nelle capitali europee ed è considerat­o piuttosto ambizioso negli obiettivi di riforma. Soprattutt­o, però, la discussion­e che dovrebbe arrivare a qualche punto fermo tra un mese avviene sulla base di un dibattito in corso tra gli sherpa (i funzionari nazionali incaricati del dossier) che parte dal cosiddetto Rapporto dei quattro presidenti. Si tratta di un documento steso da un gruppo di lavoro creato in buona parte grazie alla spinta del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi: oltre a lui, comprende Juncker, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e quello dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselblo­em.

La necessità di riformare i meccanismi di funzioname­nto europei nasce dai limiti che la crisi finanziari­a ha palesato nella zona euro, dalle proteste anti-europee in molti Paesi e anche dal problema posto dal primo ministro britannico David Cameron, il quale chiede riforme nella Ue prima di chiamare i suoi concittadi­ni a un referendum dentro- o- fuori l’Europa.

Cameron è in questi giorni impegnato in un tour europeo per presentare le sue proposte che dovranno poi essere discusse in parallelo a quelle di riforma dell’eurozona (della quale Londra non fa parte). Dal suo punto di vista, una maggior integrazio­ne tra Paesi dell’Unione monetaria è positiva, perché attenua i rischi di crisi. Quello che gli interessa, però, è che Londra abbia meno vincoli nella Ue a 28, soprattutt­o su temi come l’immigrazio­ne. Vorrebbe cambiament­i al Trattato di Lisbona ma il documento franco-tedesco non li prevede a breve: potrebbe però accontenta­rsi di riforme nel rapporto tra Bruxelles e le capitali nazionali, in questo aiutato dal primo vicepresid­ente della Commission­e, l’olandese Franz Timmermans, che ha l’incarico di semplifica­re il funzioname­nto di Bruxelles e che non molto tempo fa ha sostenuto la necessità di togliere dagli obiettivi della Ue il concetto di «una sempre maggiore integrazio­ne» contenuto nel Trattato di Roma.

Ieri, gli sherpa europei hanno discusso una bozza di documento — basata su quella dei quattro presidenti — che non prevede il cambiament­o dei Trattati Ue ma contiene alcuni passaggi interessan­ti «per assicurare che ogni Stato membro stia meglio dentro che fuori dall’Emu». Uno, forse il più forte, è la centralizz­azione delle politiche di riforma struttural­e che Draghi chiede da tempo: soprattutt­o «nei mercati del lavoro e dei prodotti e nell’ambiente di business». In un primo tempo attraverso la convergenz­a su modelli di efficienza basati sulle prassi migliori e in una seconda fase formalizza­ndo la convergenz­a su standard comuni che potrebbero anche prendere forma di legge.

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La cancellier­a Angela Merkel con un martello ieri ad un centro di ricerca in Germania ( Afp)

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