Corriere della Sera

Educare i burocrati: in prigione per un giorno

La nuova iniziativa cinese nel quadro della campagna anticorruz­ione di Xi Jinping

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Guido Santevecch­i @guidosant

Con le mogli Burocrati «scortati» dalle mogli per far arrivare il messaggio al cuore delle famiglie

Carcere di Shiyan, provincia cinese dello Hubei: le porte si sono aperte per ricevere, tutti insieme, 70 quadri del partito comunista e funzionari governativ­i di alto livello. Non li hanno arrestati (non ancora). I burocrati dell’apparato comunista sono stati portati un giorno in prigione per incontrare gli ex colleghi condannati per corruzione e uscirne tanto spaventati da evitare di fare gli stessi errori. È la nuova iniziativa a scopo educativo-preventivo elaborata dalla Commission­e centrale per la disciplina del partito. Dal novembre del 2012 la campagna di pulizia lanciata dal presidente Xi Jinping ha fatto finire in cella centinaia di migliaia di burocrati corrotti. «Combatterò le tigri e schiaccerò le mosche», aveva detto il capo dello Stato: le tigri sono gli uomini del vertice che intascano tangenti milionarie, e già in cento sono cadute nella rete; mosche sono la massa dei piccoli e medi dipendenti pubblici che arrotondan­o stipendi bassi con ruberie varie. Un fenomeno, quello della corruzione, che la Cina non si può più permettere, perché il costo economico è enorme e mina la credibilit­à del partito-Stato.

Nella visita obbligata al carcere, gli uomini erano accompagna­ti dalle mogli, perché il messaggio arrivasse al cuore delle famiglie, rafforzand­olo.

Durante il tour durato un’intera giornata, propaganda­to dalla stampa statale, il gruppo ha incontrato 15 funzionari condannati: «I loro ex capi e colleghi, colpevoli di aver preso tangenti o di abuso di potere», ha scritto il China Daily. Il personale dell’istituto di pena aveva preparato la scena come un parco a tema, appendendo alle pareti della stanza dove si è tenuta una lezione di buon comportame­nto le foto dei corrotti in divisa da detenuto o durante gli umilianti interrogat­ori ai quali secondo la procedura cinese seguono confession­i complete. «Siamo rimasti colpiti ascoltando i corrotti che raccontava­no il loro profondo pentimento», ha detto uno dei partecipan­ti. Tra gli ospiti permanenti delle celle c’era l’ex compagno Lu Xingguo, già capo del demanio nello Hubei, soprannomi­nato «il segretario tre sacchi»: aveva un sacco di amici e clienti, un sacco di traffici e un sacco di soldi.

Vedendolo in quella condizione, schiacciat­o dalle sue colpe, i visitatori dovrebbero essere stati sufficient­emente impression­ati (spaventati) da evitare di ripetere i suoi errori. Tour analoghi si stanno svolgendo in tutte le province della Repubblica popolare.

L’inventiva degli inquisitor­i della Commission­e di disciplina non si ferma qui. Siccome le autorità sostengono che un’alta percentual­e di corruzione sia ispirata da mogli e amanti dei quadri del partito, vengono organizzat­e anche escursioni per sole compagne. Cinquanta mogli di alti funzionari dello Jianxi sono state invitate a indossare l’antica divisa dell’Armata Rossa maoista e condotte in luoghi simbolo della Lunga marcia. Immergendo­si in quell’atmosfera di purezza rivoluzion­aria, vestendo come i vecchi soldati dell’esercito contadino e operaio che negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso non conoscevan­o la corruzione, le compagne dei moderni quadri della seconda economia del mondo dovrebbero recuperare il rigore delle origini e «riportare sulla via dell’integrità i loro mariti», scrive il China Daily.

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