Corriere della Sera

Un errore pensare di fermare tutto a colpi di denunce Serve innovazion­e

- di Edoardo Segantini @SegantiniE

Si può immaginare la soddisfazi­one dei tassisti italiani dopo la decisione del Tribunale di Milano di spegnere UberPop in tutto il Paese, secondo una strada già seguita in Germania e a Bruxelles. L’ordinanza cautelare urgente della magistratu­ra accoglie il loro ricorso, presentato ad aprile. E stabilisce che l’applicazio­ne smartphone della società americana — permettend­o a chiunque, purché patentato, assicurato e con la fedina penale pulita, di offrire il servizio di auto pubblica — rappresent­i una forma di concorrenz­a sleale verso i titolari di licenza e una violazione della disciplina amministra­tiva sui taxi. La soddisfazi­one dei tassisti è legittima e può essere, in parte, fatta propria dagli utenti. Ai quali il servizio UberPop, fornito da autisti dilettanti, non garantisce gli standard di sicurezza che è lecito aspettarsi dalle auto pubbliche. «Anche sul prezzo v’è poi da ridire», obiettereb­be il Carlo Martello di Fabrizio de André: Uber trattiene il 20% dell’incasso. Non essendo soggetta ai vincoli del servizio pubblico come le auto bianche e quelle a noleggio con conducente, però, la società di San Francisco può modificare i suoi prezzi a piacimento in base all’unica legge che le va a genio: quella di domanda e offerta. Chi ha utilizzato UberPop a Milano durante la settimana del design sa che nei giorni di picco si pagano conti ben più salati che nei periodi normali. I tassisti però sbagliereb­bero a pensare di poter contrastar­e l’evoluzione del mercato (e quella del diritto, che seguirà) a colpi di ricorsi: un’arma che tra l’altro può essere usata anche da Uber. Non saranno i tribunali a salvarli dal car pooling e dal car sharing, come non sono i tribunali a salvare l’industria editoriale, televisiva e musicale dalle trasformaz­ioni del mondo digitale. Il tuono non si ferma a colpi di starnuti. Farebbero meglio, i tassisti, a rispondere all’innovazion­e con altra innovazion­e, possibilme­nte migliore. Qualcosa si sta muovendo, ma con qualche stop and go di troppo. Il successo di applicazio­ni come Mytaxi di Daimler Mercedes, alternativ­a a Uber e rivolta ai tassisti, lanciata a Milano ad aprile, o It Taxi, promossa dall’Unione dei Radiotaxi d’Italia e attiva nelle principali città italiane, è incoraggia­nte. Meno entusiasma­nte è la protesta dei radiotaxi, a Milano, contro la (giusta) introduzio­ne del numero unico, 027777, voluta dal Comune.

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