Un errore pensare di fermare tutto a colpi di denunce Serve innovazione
Si può immaginare la soddisfazione dei tassisti italiani dopo la decisione del Tribunale di Milano di spegnere UberPop in tutto il Paese, secondo una strada già seguita in Germania e a Bruxelles. L’ordinanza cautelare urgente della magistratura accoglie il loro ricorso, presentato ad aprile. E stabilisce che l’applicazione smartphone della società americana — permettendo a chiunque, purché patentato, assicurato e con la fedina penale pulita, di offrire il servizio di auto pubblica — rappresenti una forma di concorrenza sleale verso i titolari di licenza e una violazione della disciplina amministrativa sui taxi. La soddisfazione dei tassisti è legittima e può essere, in parte, fatta propria dagli utenti. Ai quali il servizio UberPop, fornito da autisti dilettanti, non garantisce gli standard di sicurezza che è lecito aspettarsi dalle auto pubbliche. «Anche sul prezzo v’è poi da ridire», obietterebbe il Carlo Martello di Fabrizio de André: Uber trattiene il 20% dell’incasso. Non essendo soggetta ai vincoli del servizio pubblico come le auto bianche e quelle a noleggio con conducente, però, la società di San Francisco può modificare i suoi prezzi a piacimento in base all’unica legge che le va a genio: quella di domanda e offerta. Chi ha utilizzato UberPop a Milano durante la settimana del design sa che nei giorni di picco si pagano conti ben più salati che nei periodi normali. I tassisti però sbaglierebbero a pensare di poter contrastare l’evoluzione del mercato (e quella del diritto, che seguirà) a colpi di ricorsi: un’arma che tra l’altro può essere usata anche da Uber. Non saranno i tribunali a salvarli dal car pooling e dal car sharing, come non sono i tribunali a salvare l’industria editoriale, televisiva e musicale dalle trasformazioni del mondo digitale. Il tuono non si ferma a colpi di starnuti. Farebbero meglio, i tassisti, a rispondere all’innovazione con altra innovazione, possibilmente migliore. Qualcosa si sta muovendo, ma con qualche stop and go di troppo. Il successo di applicazioni come Mytaxi di Daimler Mercedes, alternativa a Uber e rivolta ai tassisti, lanciata a Milano ad aprile, o It Taxi, promossa dall’Unione dei Radiotaxi d’Italia e attiva nelle principali città italiane, è incoraggiante. Meno entusiasmante è la protesta dei radiotaxi, a Milano, contro la (giusta) introduzione del numero unico, 027777, voluta dal Comune.