Lo scontro nella Ue sui profughi L’Italia pronta a chiedere più fondi
La strategia di Roma per far riconoscere il nostro ruolo di Paese di confine
Nel frattempo va trovato un accordo in Europa sul piano Juncker, «va costruito il consenso» — come dice la Mogherini — per superare il voto a maggioranza qualificata tra i Paesi dell’Unione. Ed è lì, sotto quel muro di Dublino che fissa rigide barriere tra gli Stati, che si concentra lo scontro. L’alto rappresentante per la politica estera europea fa capire le difficoltà, perché il nuovo meccanismo scardina i precedenti schemi di gestione dell’immigrazione tra i vari Stati e apre conflitti politici nei singoli Stati. Ecco il motivo che ha indotto Hollande a ottenere che nel progetto non si parlasse più di «quote» ma di «redistribuzione» degli «asilanti»: sebbene il piano europeo convenga anche alla Francia, l’inquilino dell’Eliseo doveva intanto rompere la morsa in cui si è trovato stretto in patria, per effetto degli attacchi di Sarkozy e della Le Pen.
Al momento il muro di Dublino sembra insomma resistere. Ma sotto questa barriera che appare insormontabile è al lavoro la Germania, convinta sostenitrice del piano con l’Italia. E non è un caso che, nella missione, un ruolo importante lo stia giocando il capo di gabinetto di Juncker, Selmayr, potente rappresentante della Merkel in Commissione a Bruxelles: a lui la cancelleria tedesca ha affidato il compito di premere riservatamente sulle capitali europee, in modo di aprire un varco.
L’obiettivo è ambizioso: se l’operazione riuscisse, se cioè il piano varato per l’emergenza In Grecia Decine di migranti scappati dalla Siria sono arrivati a bordo di un gommone in una delle spiagge dell’isola greca di Kos. Negli ultimi due giorni in Grecia sono sbarcati almeno 1.200 profughi — per quanto rabberciato — venisse approvato, vorrebbe dire che sarebbe passato un principio innovativo in Europa. A quel punto, una volta accettata la soluzione ponte, l’idea della Commissione sarebbe quella di presentare per dicembre un nuovo meccanismo «permanente», senza più limiti numerici. In tal caso, le quote di ripartizione degli «asilanti» verrebbero superate. Sarebbe davvero la caduta del muro di Dublino. Ecco perché questa fase è molto delicata, perciò se ne discuterà al G6 di Dresda il primo giugno, dov’è previsto un incontro tra il titolare dell’Interno italiano e il collega tedesco De Maiziere, mentre i tecnici dei due dicasteri dovrebbero riunirsi per studiare una proposta di mediazione che possa aver successo.
Un errore in questa fase di trattative e tutto verrebbe pregiudicato. Il consiglio dei ministri dell’Interno del 16 giugno sarà una tappa importante, ma determinante sarà il vertice dei capi di Stato e di governo alla fine di quel mese: «Allora vedremo — dice Renzi — se l’Unione avrà un volto solidale».