Corriere della Sera

Entra con il coltello al Tribunale di Lodi e aggredisce la pm Lo scanner era rotto

- DAL NOSTRO INVIATO Luigi Corvi

La vergogna dei Tribunali mal sorvegliat­i — storie di metal detector che non funzionano, ma anche di negligenza da parte di chi è preposto ai controlli — ha rischiato ieri di trasformar­si in una nuova tragedia. Una donna con coltello di dieci centimetri nella borsetta è entrata senza essere fermata negli uffici giudiziari di Lodi, ha selvaggiam­ente picchiato una cancellier­a e distrutto il suo ufficio, poi ha afferrato al collo una pm tentando di sbatterla a terra con una improvvisa­ta mossa di judo. Nuovamente bloccata, è stata arrestata: solo a quel punto nella borsetta è saltato fuori il coltello. Troppe falle nella sicurezza, e il procurator­e capo Francesco Russo allarga le braccia: «Siamo alla mercé di tutti». Rosa Maria Capasso, 38 anni, da Nola, è una bidella precaria e con i nervi a pezzi. Il 24 aprile ha presentato una denuncia sostenendo di essere stata «scavalcata» nell’assegnazio­ne di un posto a Lodi. Ieri mattina alle 7.30 arriva al Palazzo di giustizia, vuol parlare con il pm Alessia Menegazzo. Attraversa il metal detector, che non segnala niente, ma le guardie giurate fanno passare la sua borsetta fuori dal varco, anche se lo scanner è rotto da dicembre. Aspetta le 8.50, orario di apertura al pubblico. Poi, quando la cancellier­a Maria Pia Sciortino le dice che per incontrare il magistrato deve prendere un appuntamen­to, la donna diventa una furia: urla, inveisce, si scaglia contro l’impiegata, la graffia, la butta a terra, colpendola a calci e pugni. Accorrono in 5 per fermarla e la portano in un’altra stanza dove il procurator­e Russo e la pm Menegazzo cercano di calmarla. Ma devono desistere. Mentre escono la donna afferra al collo la pm, alle spalle, e la colpisce ai fianchi. I carabinier­i la immobilizz­ano e nella borsetta trovano il coltello. «Volevo ucciderla», dirà poi. Scoppia la polemica per lo scanner rotto. Il sindaco Simone Uggetti si difende: «La riparazion­e era in corso, anche se il ministero non paga dal 2011 e ci deve più di 6 milioni».

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