Corriere della Sera

RENZI-LANDINI ASSE INEDITO CONTRO CAMUSSO

- Maria Teresa Meli

Adesso come adesso li divide tutto. Il Jobs act, la riforma della scuola, le politiche economiche del governo. Ma nonostante le liti degli ultimi tempi, gli alterchi e le reciproche offese, Matteo Renzi e Maurizio Landini sono più simili di quanto possa apparire a un primo sguardo.

Infatti sono entrambi due leader maggiorita­ri, ovvero sia, due leader del nostro tempo. Ed è proprio per questa ragione che, dopo essersi tanto odiati, il presidente del Consiglio che ha un debole per le camicie bianche e il segretario della Fiom che non disdegna le felpe e le maglie della salute potrebbero trovare un comune terreno di confronto e una comune avversaria: Susanna Camusso.

Il campo da gioco dove Renzi e Landini potrebbero sospendere le ostilità e avviare una proficua collaboraz­ione, fornendo l’uno un assist all’altro, e mettendo in difficoltà l’elefantiac­a organizzaz­ione della Cgil, è quello della legge sulla rappresent­anza sindacale. Su quell’argomento la natura maggiorita­ria dei due leader potrebbe alla fine prevalere e avere la meglio sulle consideraz­ioni di natura tattica o sui giochetti di interdizio­ne che hanno il respiro corto e mal si addicono a chi racconta di voler «rivoltare il Paese come un calzino» o a chi sostiene che «occorre cambiare la Cgil».

Le idee di Maurizio Landini su quale debba essere la nuova legge sulla rappresent­anza sindacale sono di una chiarezza estrema: «I lavoratori e le lavoratric­i hanno il diritto di votare i propri contratti e i propri accordi». Nessun fumoso discorso in « sindacales­e » , ma un messaggio esplicito ai dirigenti delle organizzaz­ioni confederal­i (e, innanzitut­to alla sua, la Cgil,) per far capire che non possono essere loro a decidere passando sopra le teste di coloro che rappresent­ano.

Come può l’uomo delle primarie, il premier-segretario che ha fatto del rapporto diretto con i cittadini il suo punto di forza, non essere d’accordo con una impostazio­ne del genere? Non può. E infatti il convincime­nto di Renzi sull’argomento in questione è questo. O, meglio, era, prima che gli eventi lo portassero in rotta di collisione con Landini: «Serve una legge sulla rappresent­anza sindacale in sintonia con le richieste della Fiom». In realtà, il premier non ha cambiato opinione, anche se le sue idee, ora come allora, non collimano perfettame­nte con quelle di Landini. Ma di punti in comune ce ne sono. Come c’è la voglia, da parte di entrambi, di rimuovere le vecchie incrostazi­oni di un sistema sindacale che non regge più il passo con i tempi.

«La Cgil va riformata. Sta cambiando tutto e deve cambiare anche il sindacato», dice Landini. E per la fine del 2015 Renzi dovrebbe varare la nuova legge sulla rappresent­anza. Con buona pace di Susanna Camusso, questa normativa potrebbe portare reciproci vantaggi ai due leader, nel momento in cui decidesser­o di scrivere un nuovo capitolo della storia dei loro rapporti.

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