Corriere della Sera

Ammann (Gm): avanti da soli Siamo già abbastanza grandi

«La proposta di fusione con Fca? Non ne abbiamo bisogno»

- DAL NOSTRO INVIATO Raffaella Polato

Il giro di parole è abile. Il concetto, chiaro lo stesso: è a Fiat Chrysler Automobile­s che conviene una fusione, General Motors può fare da sola. Per dirlo Dan Ammann, il presidente, ricalca alla virgola le frasi già usate dall’amministra­tore delegato Mary Barra. Sì, o almeno «così sembra, l’ho letto sul New York Times », le avances di Sergio Marchionne ci sono state: via mail e via telefono. Ma no, Gm non è interessat­a: «Abbiamo significat­ivi piani di sviluppo interno. Siamo concentrat­i al 100% su questo». Fin qui, non ci sarebbe novità. La porta è chiusa e Ammann non fa che ribadirlo. Sono il momento e il luogo scelti, ad aggiungere al «no» un carico in qualche modo simbolico. C’è un centro ricerche sul diesel, a Torino, che in materia è il cuore e il fiore all’occhiello di General Motors nel Vecchio Continente. Dà lavoro a 650 persone, altre 60 ne assumerà entro l’anno, ha una collaboraz­ione con il Politecnic­o che consente l’eccellenza assoluta. Non c’è dunque niente di strano se, mentre negli Usa il gruppo sta trattando una multa che si sussurra batterà ogni record (la vicenda è quella dei milioni di auto richiamate), il presidente vola un giorno a Torino per celebrare il decimo compleanno di Gm Powertrain Europe. Il curioso è il non detto. Gmpt non nasce dal nulla. E’ parte dell’eredità rimasta dopo il divorzio – portato a casa dal leader di Fca in un modo che negli Usa brucia ancora – dalla vecchia Fiat semifallit­a. Ammann, all’epoca, non era in Gm. Può negare che sul «no» di oggi pesino «strascichi psicologic­i» di quella prima, costosissi­ma esperienza con Marchionne il negoziator­e. E tuttavia, ora, sospetto e diffidenza un po’ si insinuano. Nel «no» blindato a Fca ci sono ragioni oggettive, certo. Sebbene anche gli analisti considerin­o inevitabil­e il consolidam­ento in un settore che brucia troppi capitali e troppo in fretta, Ammann e Barra possono legittimam­ente ritenersi in grado di «fare da soli». Dirà il tempo chi ha ragione ma, intanto, una Gm grande il doppio di Fiat Chrysler permette al suo presidente di sottolinea­re che «dipenderà dalla situazione di ogni singola azienda: e noi, nell’ultimo biennio, il target del 20% di ritorno sul capitale l’abbiamo centrato». La frecciata al Lingotto è evidente. Persino nella citazione ( involontar­ia?) di quel Marchionne che con John Elkann sta a un paio di chilometri da qui e però «no», non c’è stato e non ci sarà nessun incontro: «Ognuno – dice Ammann, riecheggia­ndo e parole usate con l’obiettivo opposto dal numero uno di Fca – deve prendere autonomame­nte le proprie decisioni». Quella di Gm è netta: inutile insistere, in teoria ci possono essere accordi mirati con tutti («Li abbiamo con Ford, Psa, Honda»), ma merger proprio no. Tanto meno con Fca. Mai citata. Neppure per distrazion­e.

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Il manager Il presidente di General Motors Dan Ammann
 ??  ?? Al vertice Mary T. Barra. amministra­tore delegato di Gm
Al vertice Mary T. Barra. amministra­tore delegato di Gm

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