Corriere della Sera

Banche, non passa la riforma di Bruxelles

- DALLA NOSTRA INVIATA Francesca Basso

Era nata come il Glass-Steagall Act europeo. O quanto meno avrebbe voluto esserlo all’inizio, perché poi la proposta europea di separare le banche commercial­i dalle banche di investimen­to, che negli Stati Uniti nel 1933 era stata una delle risposte alla Grande Crisi del 1929, ha subito trasformaz­ioni e rimaneggia­menti. Il risultato finale non ha trovato una maggioranz­a tra gli eurodeputa­ti della Commission­e per i problemi economici e monetari, che l’hanno bocciata. Non è passata per un voto. E ora torna nella stessa commission­e per raggiunger­e un compromess­o da cui partirà la negoziazio­ne tra eurodeputa­ti e Consiglio.

La riforma del settore bancario era stata promossa nel 2013 dall’allora commissari­o Ue per il Mercato interno Michel Barnier sulla scia della crisi finanziari­a che aveva messo in difficoltà oltre al sistema del credito americano anche quello europeo. Obiettivo: prevenire un’altra crisi. Nel frattempo alcuni Paesi, tra cui Gran Bretagna, Germania e Francia, hanno introdotto leggi nazionali per contenere i rischi, sulla scia dell’americana Volcker Rule. Il testo andato in votazione ieri aveva come relatore lo svedese Gunnar Hökmark del Ppe ed è stato sostenuto anche da liberali (Alde) e conservato­ri (Ecr) che hanno portato avanti il principio che deve essere l’autorità di sorveglian­za nazionale a decidere se imporre o meno la separazion­i tra le attività commercial­i e di investimen­to. Hanno votato contro Socialisti, Verdi, Sinistra ed Efdd (M5S) e alcuni deputati non iscritti a gruppi, sostenendo il principio della separazion­e obbligator­ia delle attività di investimen­to delle banche in proprio.

Il testo non convinceva la Confindust­ria europea così come l’Abi, l’Associazio­ne bancaria italiana, che vi vedeva un rischio di «aumento di costi di compliance e di governance» e una mancanza di complement­arietà

Contrariet­à No della Confindust­ria europea alla divisione tra istituti commercial­i e d’investimen­to

con la normativa per il settore bancario emanata finora come reazione alla crisi, come spiegato in un’audizione al Senato il 10 marzo scorso.

Ora ricomincia la trattativa. «Quello che abbiamo votato era un rapporto molto annacquato, la separazion­e non deve essere obbligator­ia ma si devono individuar­e le banche più rischiose», ha spiegato il presidente della commission­e Roberto Gualtieri (S&D). «Un testo malfatto, che non focalizzav­a il sistema bancario sull’economia reale» per Marco Zanni del M5S.

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