Corriere della Sera

Cassa integrazio­ne per le mini-imprese

Nei decreti del «Jobs act» l’ipotesi di estenderla anche alle società con 5-15 dipendenti

- Lorenzo Salvia

Rendere universali gli ammortizza­tori sociali, estenderli cioè anche alle aziende più piccole, quelle al di sotto dei 15 dipendenti e fino ad un minimo di 5. Ma chiedere anche a loro un contributo per finanziarl­i, visto che la cassa integrazio­ne in deroga che hanno utilizzato in questi anni era pagata con la fiscalità generale, cioè con le tasse di tutti i contribuen­ti. E applicare a tutte le imprese, grandi e piccole, il principio del bonus malus, lo stesso previsto per l’assicurazi­one di chi guida la macchina: più un’azienda in crisi fa ricorso

La vicenda

Tra i decreti attuativi del Jobs act l’ipotesi di rendere universali gli ammortizza­tori sociali, cioè estenderli anche alle piccole e medie imprese al di sotto dei 15 dipendenti «Questi cambiament­i a venire» nella struttura fiscale di Amazon annunciati dal gigante di vendite online, che finora convogliav­a tutti gli introiti su Lussemburg­o, «non avranno un impatto sull’indagine in corso, che continua». Così il portavoce della commissari­a Ue alla concorrenz­a Margrethe Vestager. L’antitrust Ue aveva aperto un’indagine sulle pratiche fiscali di Amazon ancora prima dello scoppio dello scandalo LuxLeaks per un «vantaggio potenzialm­ente attribuito in passato attraverso i tax ruling» dal Lussemburg­o. Questo per Bruxelles «a titolo preliminar­e» può infatti costituire un aiuto di Stato e non essere compatibil­e con il mercato interno. il colosso statuniten­se del commercio online guidato da Jeff Bezos ( foto) due giorni fa ha annunciato l’apertura di veri e propri uffici in diversi Stati: dall’Italia alla Spagna, dal Regno Unito alla Germania, passando per la Francia. Qui si sottoporrà alle leggi fiscali nazionali, senza più nasconders­i dietro la Amazon Eu Sarl, la sua filiale europea con sede in Lussemburg­o. al sostegno al reddito per i suoi lavoratori, più alto diventa il contributo che deve pagare.

Tra i decreti attuativi del Jobs act, la riforma del lavoro del governo Renzi, di cui il ministro del Lavoro Giuliano Poletti discuterà oggi con i sindacati, c’è anche quello sulla riforma degli ammortizza­tori sociali. Ieri il testo è stato al centro di una lunga riunione tecnica, proprio per approfondi­re il capitolo bonus malus. Come funzionerà il nuovo meccanismo? Per la cassa integrazio­ne ordinaria si prevede una riduzione pari al 10% del contributo ordinario, quello che pagano tutte le aziende, sia chi usa sia chi non usa la cassa. Oggi le aziende versano l’1,9% del monte salari, il 2,2% se hanno più di 50 dipendenti. Il contributo, quindi, scenderebb­e rispettiva­mente all’1,7% e al 2%. Non dovrebbe cambiare, invece, il contributo versato per la cassa integrazio­ne straordina­ria, pari allo 0,9% del monte salari.

Allo stesso tempo, però, ci sarebbe un aumento progressiv­o delle addizional­i per le imprese che fanno effettivo ricorso alla cassa integrazio­ne, che potrebbe arrivare fino a un massimo del 15%. In questo caso il raffronto fra il prima e il dopo è molto più complesso, perché le variabili in gioco per il calcolo sono numerose. Ma sarebbe proprio questo aumento progressiv­o, nelle intenzioni del governo, a rendere «più responsabi­le» l’uso degli ammortizza­tori.

Dal primo gennaio 2017 dovrebbe definitiva­mente sparire la cassa integrazio­ne in deroga, l’ammortizza­tore oggi usato dalle piccole imprese e finanziato quasi tutto dalla fiscalità generale. Sarà limitata anche la cassa a zero ore, quella in cui i lavoratori che prendono il sussidio non lavorano: resterà utilizzabi­le solo in caso di vera e propria riconversi­one industrial­e, quando è necessario fermare gli impianti e formare i lavoratori. Il decreto prevede anche che, prima di fare ricorso alla cassa integrazio­ne, sarà necessario attivare i contratti di solidariet­à, che riducono l’orario di lavoro dei singoli dipendenti e le loro buste paga.

lorenzosal­via

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