Corriere della Sera

Contador show sul Mortirolo Aru rimontato e staccato: è terzo

Nel tappone vittoria bis del basco Landa che scavalca il capitano sardo

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Gaia Piccardi

Al cospetto del Mortirolo, sotto quelle 32 spire che conservano ricordi chiusi in cassaforte, Alberto Contador ha 50’’ di ritardo sulla lepre Aru, in fuga con la compagnia dei celestini. Fin lì, ce n’è già abbastanza per riempire una tappa: una caduta di Malacarne ha spezzato il gruppo in due, il pistolero ha forato sulla discesa dell’Aprica, Basso gli ha passato la sua ruota mentre l’alleanza kazako-russa Astana-Katusha si spolmonava per staccare la maglia rosa ( « Dov’è il fair play?» twitterà zar Tinkoff, furibondo per lo sgarbo, ma radio corsa non aveva segnalato l’incidente e a tirare erano sopratutto i russi, nemici giurati del miliardari­o). E siamo solo al km 44,6.

In quest’anarchia di gambe e sentimenti, con l’Astana pervasa da una certa allegria di naufragi e il più forte in evidente difficoltà, lui, il Mortirolo, ha ridato forma al caos. Approccio dal versante di Mazzo (il peggiore), 11.8 km di salita con punte del 18%, 1289 m di dislivello. L’agonia che esaltò Gotti (recordman in 42’40’’) e Pantani (43’). L’impresa del pistolero triste («Questo è ciò per cui la gente ama il ciclismo») è degna della solennità del luogo, e ne preserva la memoria. Ancora una volta solo dopo la puntuale liquefazio­ne della Tinkoff, sale come se la pendenza fosse un concetto che la sua mente non considera. Recupera 50’’ in 5,5 km con un sapiente dosaggio di cuore e gambe. Attacca, riposa. Cerca alleanze per strada. Riposa, attacca.

Là davanti, prede del cacciatore di tappe, lo spumeggian­te Mikel Landa tira quel che resta di Fabio Aru. Più in cima c’è l’olandese Steven Kruijswijk (Lotto). Avanzando a strappi furiosi, fluido tra le moto che rischiano di grippare per lo sforzo, lo spagnolo aggancia i due Astana mentre, per il contraccol­po, Aru sprofonda nel suo personalis­simo dramma. Con l’ultimo lampo di lucidità, accerchiat­o dai fantasmi, il sardo sdogana Landa: vai tu, gli dice, che ne hai di più.

A Madonna di Campiglio, domenica, era stato Contador a permettere la vittoria di Landa. Ma qui, sui tornanti del mito, è un’altra storia. Il passaggio del pistolero al Gpm (45’07’’), anni luce più alto delle prestazion­i del passato, è il migliore. A quel punto, con Aru che gestisce con coraggio e testa dura la crisi (2’51’’ di ritardo al traguardo, al lordo di un cambio bici, ma poteva essere lo sprofondo), solo Landa e Kruijswijk tengono il ritmo di Contador. È lì, a 5 km dal traguardo dell’Aprica, che l’Astana ribalta la sua strategia: l’ammiraglia kazaka abbandona Aru al suo destino per correre in soccorso di Landa, che ha urgente bisogno di bere e alimentars­i. Rifornito di gel e barrette, il basco se ne va verso il bis, re del Mortirolo nella tappa che incorona il proprietar­io del Giro.

Nel mondo ideale del pistolero, che è campione moderno ma uomo vecchio stile, Landa h a tr adito Aru e svilito Kruijswijk, che ha tirato come un mulo in montagna. Non fa polemica, però è gelido: «Landa? È forte, il futuro è suo. Ma il vincitore morale è Steven. Tappa che ricorderò per sempre». Oggi comincia la sfida tra lo spagnolo con un meraviglio­so avvenire alle spalle (32 anni) e il delfino basco (25), forse già opzionato dal Team Sky. E il Mortirolo, che tutto sapeva, può tornare a dormire dentro il suo cappuccio di nuvole.

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