Corriere della Sera

La Regina «di ferro» contro sindacati e tasse

L’agenda dei conservato­ri nel discorso della Regina

- Di Fabio Cavalera

Dopo 19 anni i conservato­ri guidano da soli il Regno Unito. E il discorso della Regina, di solito mero appuntamen­to formale, assume un significat­o diverso. Elisabetta legge l’agenda di Cameron con il referendum sull’Europa e una politica in stile Thatcher.

Che sia tornata? David Cameron non ha la ferocia politica e il carisma di Margaret Thatcher ma il programma del suo governo attinge a piene mani al conservato­rismo vincente della «Lady di Ferro».

Rivisti, corretti e adattati ai tempi ma, nella sostanza, molti dei contenuti e delle idee che ispirano le 26 leggi dell’agenda tory per il prossimo anno hanno il timbro proprio della «Iron Lady». Muso duro con l’Europa («tempi velocissim­i» per le norme che discipline­ranno il referendum), disciplina severa per gli scioperi nei pubblici servizi, nessun aumento di tasse fino al 2020, congelamen­to dei sussidi per gli immigrati, tetto ai contributi del welfare. E una novità: più devoluzion­e per la Scozia.

Il discorso della Regina alla Camera dei Lords è in genere un appuntamen­to importante ma più di forma che di sostanza, visto che Elisabetta legge l’elenco dei provvedime­nti che Downing Street porta a Westminste­r. Questa volta, la sessantadu­esima volta della monarca, ha un significat­o diverso. È da diciannove anni che i conservato­ri non si presentano con un governo tutto loro. Hanno dunque la via spianata per mettere nero su bianco le loro promesse consegnand­ole all’esposizion­e di Elisabetta, nell’occasione con la Corona Imperiale: 2.868 diamanti, 17 zaffiri, 11 smeraldi e 269 perle.

Le attenzioni sono puntate sul capitolo Europa ed è scontato. Ci sarà una legge, a tamburo battente (lo specifiche­rà poi Cameron), per convocare la consultazi­one «al massimo entro la fine del 2017» e con la speranza dichiarata fuori dall’ufficialit­à di anticipare al 2016. Il dado è tratto anche se la Confindust­ria britannica ribadisce con il suo vicepresid­ente (al Financial Times) che preferisce «restare dentro a un’Europa riformata». La domanda nella scheda, rivela la Bbc, è pronta: «Il Regno Unito deve rimanere membro della Unione Europea?».

Ma quel che colpisce è l’impianto complessiv­o del programma di Downing Street («un programma per la gente che lavora») perché, sia pure con toni differenti, rispolvera le vecchie bandiere dei tory formato Thatcher.

Gli scioperi nei servizi essenziali sono già disciplina­ti però David Cameron chiede di più e allora una legge dirà che per proclamare l’astensione è necessaria una consultazi­one con la partecipaz­ione del 50 per cento dei lavoratori interessat­i e che almeno il 40% dovrà approvarla. Sarà rivisto anche il tabù dei fondi veicolati dal sindacato al partito laburista: non più un meccanismo automatico ma il dipendente autorizzer­à la trattenuta.

L’eco di Margaret Thatcher ritorna con la promessa di non aumentare le tasse fino al 2020, con la previsione di toccare il welfare abbassando il tetto dei sussidi sociali rivendicab­ili da una famiglia (da 26 mila a 23 mila sterline), con il taglio della burocrazia a tutela della imprendito­ria, con l’accelerazi­one della nuova linea ferroviari­a ad alta velocità. E naturalmen­te con la severità di nuove misure antiterror­ismo (compreso il controllo, ovvero lo spionaggio legalizzat­o, di internet e dei social media), con la sforbiciat­a dei contributi per gli immigrati e la punibilità di chi impiega «irregolari», il tutto secondo il

Vogliamo fare qualcosa di speciale. Un programma per la gente che lavora La consultazi­one sull’uscita dall’Unione europea avverrà, al massimo, entro la fine del 2017 Muso duro con l’Ue Tempi velocissim­i per il referendum e più «devolution» per la Scozia

principio (più volte espresso dalla ministra dell’Interno Theresa May) che «prima si rispedisco­no in patria, poi si discute».

È un thatcheris­mo moderato e riformulat­o sull’onda delle questioni nazionali emerse col referendum scozzese. I conservato­ri intendono devolvere poteri fiscali e di spesa pubblica alla Scozia (il controllo del 40% delle imposte e del 60% di spesa), controbila­nciandoli con il potere esclusivo di voto attribuito ai parlamenta­ri inglesi per le leggi che riguardano solo l’Inghilterr­a (non si pronuncera­nno gli scozzesi, i nordirland­esi e forse i gallesi).

Ventisei progetti di legge per uno Stato riformato e più forte. I conservato­ri hanno una maggioranz­a di 12 seggi ai Comuni. Ma non hanno maggioranz­a ai Lords. «Vogliamo fare qualcosa di speciale», proclama Cameron. Il fantasma della «Lady di Ferro» bussa a Downing Street.

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