Corriere della Sera

Atene: patto vicino. Berlino frena

Ma le Borse scommetton­o sul salvataggi­o: Milano su del 2,29%

- di Danilo Taino e Stefania Tamburello

Giocano in casa, i tedeschi, al G7 dei ministri finanziari che inizierà ufficialme­nte oggi a Dresda. Ieri sera, però, non erano affatto di buonumore. Le continue dichiarazi­oni dei ministri greci che hanno punteggiat­o la giornata, in una fase delicata del negoziato tra Atene e i creditori in corso a Bruxelles, ha irritato la delegazion­e di Berlino. E nemmeno è piaciuto il segretario al Tesoro americano Jack Lew che, di passaggio da Londra sulla strada per il vertice dei Sette maggiori Paesi a economia di mercato, è sembrato mettere sullo stesso piano il governo ellenico e gli altri governi dell’eurozona per quanto riguarda le responsabi­lità nel trovare un compromess­o.

Ufficialme­nte, la crisi greca non è nell’agenda del G7 di oggi e domani. In realtà, sarà l’argomento caldo. Non solo perché lo è di suo: si trascina da mesi e pochi hanno certezze su cosa succedereb­be se precipitas­se. Ma soprattutt­o perché la riunione tra i ministri di Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e Canada è destinata a essere un forum che porta la questione ellenica fuori dal circuito solito che vede impegnati gli europei e il Fondo monetario internazio­nale (Fmi). Da tempo, Washington fa pressione sull’eurozona affinché un accordo che eviti l’uscita della Grecia dall’euro sia trovato in fretta. E ieri Lew non solo ha ribadito che non ci si dovrebbe fidare di un «falso senso di fiducia» nella solidità dei mercati di fronte a un improvviso precipitar­e della crisi. Ha anche detto che sì, Atene deve mettere a punto «un programma credibile » ma allo stesso tempo i creditori devono essere «flessibili». Lo preoccupa « un incidente » e invita «ognuno a impegnarsi di più».

La pressione americana sulla vicenda greca, non nuova, non è mai stata apprezzata a Berlino e non lo sarà nemmeno al vertice di Dresda. Vi partecipan­o, oltre ai ministri delle Finanze e ai governator­i delle banche centrali dei Sette, il presidente della Bce Mario Draghi, la managing director dell’Fmi Christine Lagarde, il commissari­o europeo agli Affari economici Pierre Moscovici e i numeri uno di Banca mondiale, Ocse ed Eurogruppo. Le sensibilit­à e le posizioni di chi è coinvolto direttamen­te nella gestione del caso greco e di chi osserva da fuori ma teme ripercussi­oni sono una base sulla quale potrebbero prendere forma divergenze.

Grecia a parte, al vertice di Dresda — che gli organizzat­ori tedeschi definiscon­o informale, tanto che non dovrebbe esserci alla fine un comunicato ufficiale — i temi in discussion­e sono parecchi. Il rafforzame­nto delle misure per inibire la capacità di finanziame­nto delle organizzaz­ioni terroriste. La crescita di rilevanza sui mercati valutari dello yuan cinese che crea frizioni politiche: l’Fmi dice che non è più sottovalut­ato artificial­mente, il che significa che tra non molto potrebbe entrare nel paniere che forma gli Sdr, in pratica la valuta del Fondo, assieme a dollaro, euro, yen, sterlina; ma Washington — ieri Lew l’ha ribadito — è restia a credere che il valore dello yuan sia davvero stabilito dal mercato e non dalla gestione che ne fa il governo di Pechino. La cooperazio­ne in tema di tassazione, anche delle multinazio­nali. Le regole di stabilità della finanza. E, soprattutt­o, l’analisi dell’economia mondiale, per capire come mai cresca poco e con molti disoccupat­i: per la prima volta, a discuterne sono stati chiamati anche alcuni economisti, tra i quali il premio Nobel Robert Shiller, Larry Summers, Kenneth Rogoff, Nouriel Roubini. Sarà però la Grecia il pivot del vertice.

danilotain­o

Flessibili­tà Il segretario al Tesoro Usa chiede «flessibili­tà» ai creditori della Grecia Le pressioni La Germania non ha mai apprezzato le pressioni americane sulle vicende di Atene

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I profili In alto il segretario al Tesoro Usa Jack Lew. Sotto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble
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