Corriere della Sera

Il piano Renzi per il rebus del vicegovern­atore

L’auspicio di una soluzione della Consulta. Tempi lunghi consentire­bbero la nomina di un vice in Campania Il candidato governator­e è convinto che per il segretario pd il problema della Severino «sia superabile»

- Di Marco Galluzzo

Il piano di Palazzo Chigi nel caso in cui Vincenzo De Luca vincesse le Regionali in Campania è un piano di intervento molto lento che consentire­bbe la nomina di un vicegovern­atore.

Il piano del governo nel caso in cui Vincenzo De Luca vincesse le elezioni regionali in Campania è un mix di precedenti giurisprud­enziali, un margine di discrezion­alità nell’intervento che sarà di competenza dello stesso Renzi, l’auspicio che in autunno, davanti alla Consulta, il caso possa essere risolto con la modifica della legge Severino, almeno al punto dell’abuso d’ufficio.

Quello di Palazzo Chigi è insomma un piano di non intervento, o di intervento molto lento, nei casi di propria competenza, come la sospension­e della carica dello stesso De Luca, nel caso di vittoria. La sospension­e arriverebb­e su richiesta della magistratu­ra, attraverso il prefetto, sentito il ministro: troppi passaggi per non offrire un tempo di natura flessibile al governo. Flessibile per cosa? Per consentire, dopo la proclamazi­one a governator­e di De Luca, la formazione del Consiglio regionale e poi della Giunta regionale: almeno 30 giorni di tempo, solo dopo scatterebb­e la sospension­e, i cui tempi verrebbero gestiti da Palazzo Chigi, e il governo della Regione andrebbe avanti con un vice, sino alla decisione della Consulta, che deve pronunciar­si su un caso simile sollevato dalla Corte di Appello di Bari.

Ecco perché ieri Matteo Renzi si è mostrato abbastanza sereno, ed ecco perché avrebbe definito «superabile», almeno secondo De Luca, «il problema della legge Severino»: non è previsto un intervento legislativ­o dell’esecutivo, si insegue una situazione simile a quella che ha coinvolto sia De Luca che il sindaco di Napoli (anche se poi l’ex sindaco attenua: «Bene ha fatto finora il governo a restare fuori dalla questione Severino»). «Sento parlare di impresenta­bili, ma sulla legalità non prendiamo lezioni da nessuno. Questo è il Pd, è legalità. C’è chi la combatte a parole, chi con i fatti», ha detto Renzi, liquidando di fatto le polemiche di queste ore sui candidati del suo partito.

Ha aggiunto: «Il Pd è il partito che ha fatto la legge anticorruz­ione con pene più dure di quelle che c’erano prima, ha fatto una legge per cui chi vuole patteggiar­e perché ha rubato, patteggia ma paga fino all’ultimo centesimo e fino all’ultimo giorno della sua pena. Ha rimesso il falso in bilancio, ha messo l’auto-riciclaggi­o e ha fatto accordi con Svizzera e Vaticano per riportare i soldi in Italia facendo pagare le tasse, ha fatto la legge sugli ecoreati», insomma una rivendicaz­ione dei risultati dell’attività di governo: «Questo è Pd, perché erano anni che queste leggi venivano vagheggiat­e, ispirate, sussurrate, noi le abbiamo fatte».

Il candidato De Luca ha poi affermato in una nota: «Renzi ha confermato che chi viene scelto dai cittadini, con un voto democratic­o, potrà tranquilla­mente governare. Rimaniamo sui problemi dei cittadini. Prepariamo­ci a far rinascere la Regione dell’immobilism­o e dei 400 consulenti inutili».

Ieri il premier, in un comizio a Perugia, ha lanciato lo slogan delle «tre L»: per «far ripartire l’Italia servono tre L: legalità, lavoro, e leggerezza». Quindi ha ricordato il Jobs Act, la riforma del lavoro, «la cosa più di sinistra fatta negli ultimi anni».

Renzi Sento parlare di impresenta­bili ma sulla legalità non prendiamo lezioni Il Pd è legalità C’è chi combatte a parole, chi con i fatti

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